In questi ne fe' una, che è soprastata al fondaco perchè fante non è partito. Aretela con questa. E tutta era per pietade mi mosse a consolarvi col vero, sopra 'l pepe costor v'hanno comperato, e fannovene la lettera a Vinegia che là si paghino i danari. Poco fa, passando quinci, Stoldo mi porge una vostra con una di Francesco Federighi; la quale darò, perchè sta bene, e a me piace; se non che troppo fate. Questi tempi aranno pur fine! Ma il buono uomo e l'amico di Dio non guarda al tempo, ma lascia a ogni cosa criata fare quello vuole il Criatore; e gitta dopo spalle, ove non ha occhi, e 'l petto e la faccia volge a Dio e alla nostra di prossimo stanza: chè bene è pazzo e sanza cervello chi non crede tosto morire; e alla morte pur si vede il vero. Non v'ho altro a dire, se non che mi pare torniate tosto; e parlato di tutto, rimarrete più consolato non siete: e se bisognerà tor quella pigione dove dee esser a soldo Antonio da Camerino, torretela. Se non credesse tornassi, verrei insino a voi; ma sanza Stoldo, c'ha il temone, non andrebbe diritta la nave de' miei pensieri. Or fatelo come potete; e se nulla ho a fare nella tornata, mel dite. Vedete, Francesco, delle XV prestanze e d'ogni cosa che tocca a tutta la città vi dovete sapere consolare, e pigliar partito o di stare o d'andare a vostro piacere; però che qui non ha ingiuria fatta a Francesco; ma se ingiuria fosse, sarebbe fatta alla città. E voi foste fiorentino nel ventre di vostra madre, o diciamo paesano. E non piacque a chi ordinò il vostro esser, che foste nè di Provenza nè di Borgogna. E ha permesso crediate per lo meglio, che siate qua tornato. Dicovi, perchè vi dolete più che sia ragionevole, fareste male a farlo; nè sarebbe uficio di savio uomo. Volgete l'occhio a chi si cava di sotto il letto, chi per questo arà freddo, chi non comperrà vino; e per loro, per la carità di Dio, piagnete più che per voi. E in questa fortuna, non che perdiate, ma acquistarete, d'uno acquisto eterno e spirituale, che farà fuoco innanzi a Dio; fuoco d'amore e di consolazione. E i bestiali, in queste fortune, perdono la loro sostanzia, che è vile, e perdono l'anima, che è sì cara. Vedete che differenza è dal savio a' bestiali! Or non è che meco in questa vi dogliate; ma dite parole umili, amorevoli e sante: ma l'amore mi fa geloso, e dubito che nel vostro forte petto, dentro non si priema e stringa grande dolore, per la condizione vostra, e per la forte e impaziente natura ch'avete. La quale se per grazia di Dio mutaste, fareste più tosto cosa divina che umana; e impossibile sarebbe, se Dio non porgesse la sua mano: e l'orazione e 'l ben vivere fa tutto. Di quell'altra parte vi dice Stoldo, de' beni de' rubelli, non dubitate per ora: voi sarete qui. E come insino a qui siete stato onorato dalla cittadinanza, se non vi isconoscerete, così sperate sarete per lo innanzi. Cristo vi guardi sempre. Salutate monna Margherita; e in lei rimetto, e sopr'all'anima sua, s'io vi scrivo il vero. Ma ben credo, quando volete, il cognosciate com'ella, e molto meglio; chè sapete Iddio, che v'ha dati tanti beni, non promise per guarentigia non torvegli mai. E' diede, e toglie con la ruota sua, perchè meglio v'avveggiate del vero. - LAPO vostro. XXV d'ogosto.