Voi non mi lasciate stare con vostre starne, e cose che Dio sa io non veggio volentieri, e per lo costo; chè non mi diletto tanto struggere a un tratto, e a' goditori non mi contento mandarle, e vendelle non me lo patisce l'animo. S'io fussi nelle servitudi delle genti, come già fui, sarebbono stato il pasto mio, per pagare i debiti miei. Or poi che Dio m'ha fatto signor di me stesso, s'io vorrò essere, non mi vogliate far più servo di persona. Benchè esser di voi servo è una libertà, perchè mai volete se non bene, e far bene è ufficio di libertà. Così m'avvenìa di Guido. Quando delle cose grosse da lavoratori aveste, accetteronne: ma, per Dio, cancellatemi del foglio di coloro cui mettete per amici per presentare. Io non vi sto su bene; perchè siamo due in una anima, fitti nell'anima di Barzalone. Promettovi per la viva fede è tra noi, che la commare disse non manicarne, per lo fiato le gittano quando sono cotte. Dico delle due, che poi mi presentò ser Piero. E però le mandai a Francesco di Bicci, mio vicino e amico, infermo di sì amara piaga. Sono alla porta Sangallo, se volete venire oggi al sole a diporto, o mandarmi a dir nulla. Sabato per digiuno si logoroe l'ultima parte avea serbata della vostra tonnina, che va XII dì l'avea auta. A noi basta il poco, a voi fa noia il troppo. Ricordate a Checco l'ulive; perchè quando non vo' cenare, mi fanno bene due con un poco di pane. Ora ch'io sono sano, mangio più ch'io non posso patire; e sono sì vile, non me ne so tenere: però alle volte la sera ceno sobrio, e nulla è meglio che quattro ulive: così vi diranno i medici del corpo. Ser Piero fe assai festa degli uccelli gli fe' dar da vostra parte; e dissi gli mandavate a me perch'io gliel desse, ma che vi vergognavate de' pochi. Somma delle somme, promettetemi di levarmi di quel foglio; e io prometto a voi chiedere ogni volta penserò abbiate cosa mi contenti. E questo sia il patto nostro. - LAPO vostro.