Detto è di grande filosofo, che 'l dolore e la forza della colla fa dire grandi cose. Questo addiviene ora a voi, che per la pena del cuore, onorevole scritto mandate a chi pensate v'aiuti: e piacemi molto; ed è pura, e non parrà insegnata: che l'ho caro per vostro onore. E se quella fede aveste a Dio a in lui fidarvi, ch'aveste a' costui di scrivere, non meno certo siate che di morte., che non che Dio v'aitasse, ma e' vi farebbe avvedere che gli assalti dell'amico vostro, fosse il giuoco del Pome. Ma perchè l'anima vostra ha sempre atteso a ordinare ogni cosa, salvo che sè stessa; però ella, assalita da uno moscione, perchè non s'è armata di nulla, come ignuda grida aiuto. Lo spirito di Dio dorme sì in noi, che nulla sentiamo se non lo spirito del mondo, che ci cade innanzi agli occhi, e nol veggiamo: abbiamo orecchi, e non udiamo: e così sognando, la morte ci tira come il beccaio il castrone, per lo piede; e dal tirare al dar del coltello veggiamo il vero. Se questo falso e vano amore avessimo a' beni eterni, che mai non verranno meno, che abbiamo a questi mobili, che ci fuggono di mano; queste cose di quaggiù ci parrebbono quello ch'elle sono; e non saremo sì pazzi istimatori, che la libbra stimiamo di più cento fiorini, quando aviamo quello basta a vivere. Francesco, questa tribolazione vi fia ancora rimproverata nell'altro giudicio, come uno ambasciadore di Dio; e saravvi detto, che nol conosceste, e no lo onoraste, e nol voleste conoscere; però che là v'è l'agnolo di Dio, che vi dice Attendi a Dio e all'anima tua, a ordinalla! e non pure volere ordinare le frasche del mondo: che non veggio mai vi sviluppiate, se non ponete freno allo intraprendere. E se foste domandato di là, che si fa di qua; direste: A pena potei vedere quella vita, e no la intesi con effetto. Pregovi perdoniate al malato medico, che predica e sè non cura: ma l'amore non mi lascia star cheto con voi, com'io dovrei: chè molte volte me l'ho posto in cuore, e non posso. Credo sia piacere di Dio che così sia. Iddio ne sia lodato. Mandate quelle lettere: sicuramente voi arete conforto. - LAPUS vester. Copia d'una copia d'una lettera mandata a messer Rinaldo Gianfigliazzi ad Anghiari, a dì 20 di gennaio 1404. [OMISSIS].