Voi mi dite vi dica spesso novelle di me: farollo per non immalinconire; perchè alle volte m'avviene, e non so perchè, io sto meglio, ma sì poco, che a pena lo discerno; tanto fa meco il mio Signore adagio. Ho speranza guarire quando io arò bene conosciuti i difetti miei; che per altro stimo non ho questa battitura. Ma non che io vi dica novelle di me, ancor mi giova dirle di voi. Io pensai stamane ne' fatti che trattate di Domenico Bandini, che messer Domenedio non v'ha dato lo stato e la ricchezza vostra per farvi bene d'essa ricchezza, ma per tribolarvi e battervi con essa, perchè conosciate che è quello che più si disidera. Ma bene ha voluto, che per voi e vostro vivere siano moltissimi aitati, confortati e soccorsi. E credo che oltra venticinque famiglie vivano, per Dio prima, poi per voi; e che a più di cento l'anno diate soccorso. Resta, insomma, che per altrui avete il vostro, e ad altrui consolazione; e per voi l'avete a tribulazione e fatica. Farete bene, portare in pace lo stato in che v'ha messo Iddio: chè se 'l farete mal volentieri, ve ne saprà così poco grado; come voi a Guido di Sandro, quando vi servisse rimbrottando. Iddio vi dia vero cognoscimento, e a me nol tolga; come mel tolse quando la notte avea poca pazienza, come ingrato. Mandatemi questa, ch'è con questa, a Prato.