Una lettera ho fatta al mio amico vetturale e granaiuolo da San Casciano, signore delle spelde chiare e pesanti di quello paese, che veggia modo recarvene per la fiera due some de' muli suoi. E voi in quelle some, per onore di me, no lo stremate troppo: ma se vi fa bene, fatene per lui venire quanto vi piace. Se vi trattasse male, romperebbe meco amistade; e da lui più non ne torreste. Sarebbe, il più o 'l meno, danari 4 allo staio. Io penso, padre e rifugio mio, che agevolmente la mia lettera vi trovò occupato: e non potrei avere per male cosa mi rispondiate, però ch'arei il torto. Ma se nostra amistade stade vive in fondamento di virtù, e non in guascherìe e ciarperìe, che usa oggi tutto il mondo; vi gravo e prego per la vera amicizia e amore è in noi, grazia di Dio, che per amor di me un'altra volta la leggiate, e in voi stesso la consideriate; e Iddio pregate vi dia a bene deliberare. Avvisandovi, che la santa Scrittura dice: I maggiori nimici ch'abbia l'uomo, sono coloro che più gli sono in casa dimestichi. Questo vi dico perche ne' dimestichi è invidie, e consigli a piacere dell'uditore, che 'l mettono nello 'nferno. Dovvi l'esempio. Chi e più nimico dell'anima del Papa, che i nepoti i fratelli i compagnoni suoi e, se si potesse dire, la moglie; che sempre il confortano di non lasciare il papato, di non rifiutare, di non scemare la ricchezza e la pompa sua: solo per godere eglino. E i veri suoi amici, che l'amano in verità, vorrebbono che per ubbidire a Dio e' si facesse uno fraticello, e andasse in su uno asinello a Saona isconosciuto, a parlare e intendersi con l'altro. Costoro attenderebbono a farlo santo, e sue prebende e sue ricchezze non vorrebbono. Pregovi che mie lettere leggiate voi, e stracciatele; e che non vengano a mano di fanciulli e di gente che faccino beffe della verità. Guai a chi ha la grande verità, cioè quella di Dio, per vana: essi si troveranno gabbati. Iddio aiuti me, ch'io non sia del numero: e voi faccia paziente alle mie importunitadi. De! fatemi levare a Guido ciò che ha pagato per me, e a cui; per sapere a cui ho a scrivere nulla: perche tutto vi vo' mandare; chè Dio me gli ha dati da poterlo fare. A lui v'accomando. - LAPO vostro. III di settembre 1407.