Se avessi, padre carissimo, a fare col propio mio figliuolo Piero; al quale per cose ho udite di lui di nuovo e vedute, penso voler meglio ch'a figliuolo ch'io abbia, perchè pare la mira sua sia Iddio; e voi mi domandaste di cosa di ragione ch'io sapesse, o chiedessemi ch'io andasse a chi ragione sapesse; con quella dirittura e buona volontà credo andrei, che per qualunche istrano di cui volesse sapere nulla. Ben sarebbe poi di per sè il prego e la grazia, ch'io vi volesse chiedere o domandare, o per Iddio, o per amore o per carità che dee l'uno all'altro. Credo bene che a buono fine, e per mio onore, tacete il nome di quel fatto, che ora vi dà pena d'animo, nelle più lettere lunghe e sode avete fatto a Luca; quasi ch'io non debba contra parente cercare che voglia ragione, a vostra stanza. E io vi dico, ch'io voglio che sia che cosa vuole, sia pur giusta, che non mi risparmiate: però che, benedetto sia Iddio, io non so chi abbia più di me libertade; nè sono tenuto a parenti nè amici nè a sètte, nè legame ho con persona più ch'io voglia; rimanendo solo allacciato e col giogo a collo, e così voglio essere, a far bene a tutti; sperando nella grazia di Dio, che m'aiterà. E essa grazia nutrica i pesci e gli animali sanza ragione: però istimo non fuggirà da me, s'io la vorrò co' modi ch'ella vuole esser trovata. E però risponderete a Luca, a tre o quattro cose che vi chiederà intorno al danaio della bottega, della tinta, e delle caldaie e masserizie, e della pigione; e se Niccolò intorno a quella compagnia fa niuna menzione in suo testamento. Credete al vero, che Luca, per tale qual'è, e' s'andrebbe avvolpacchiando con que' due giudici; l'uno, con non lunga fede, l'altro troppo massaio; se essi giudici non avessono chi dirizzasse il telaio, in su che s'ha a insegnare come si dee tesser la tela. Assai v'andiate voi apponendo con tanti punti e sì belli, che basterebbe a ser Testa non che a ser maestro Giovanni. Per certo, Iddio provvide bene a darmi sì soda e sì alta dimenticanza, quanta io ho; che se avessi auta la mimoria che voi, andava vivo ad abitare con Lucifero superbo; sì fatto procuratore venìa a Palagio, da giovanezza: ma leva'mene, non avendo memoria. Io vi dico in buona parte, sanza motti. - LAPO vostro. XIIII aprile. Io ho fatto il punto, e udita la ragione: si vuole udir e Sei e' pari di Matteo Villani, come l'uso della Mercatanzia s'accostarebbe o partirebbe dalla detta fine, e da quello che la ragione de' giudici ne volesse: però elle nella fine ha parole che importano donagione, e non dovette ser Schiatta tutta trarla da sè: ma certo ella non è però sì punteggiata, che molto più contra voi non potesse esser suta acconcia. Ma, come voi solete dire, Iddio provvede pe' puri e per chi ha buona volontade; come buona e larga aveste in quella fine. E così per di grosso, per ora, io dubito che caldaie e masserizie ec. comperate di vostro, non abbino a tornare a drieto. Ma none iscordi alla vostra grandezza la pietade e i modi che a voi s'appartengono tenere con l'antica vedova, e credo impotente madre di chi v'amò assai, a mio parere. Ma questo non ha a far or nulla con la ragione, che volete sapere dai giudici: e sapretela. Poi i giudici di costì veggino s'io arò diritto bene il telaio detto di sopra.