Comare carissima. Come mi puosi a scrivere, mi ricordai di quella che disse: Non più dirò Giammai così farò! chè come diliberai venire al Palco, mi puosi a cuore dirvi un poco di villania di quanto faceste e faceste fare verso quella di casa; che fu tanto soperchio, che gli è meglio tacere che favellarne. E poi entramo, com'io giunsi costà, in tante novelle, che del mio capo lieve uscì di niente. E per aggiunta; come dissi in casa ch'io tornava dal Palco, ella mi disse s'io v'avea almeno detto nulla per sua parte sopra questi fatti. A cui io rispuosi, per riparare, che sì; e che voi l'avate auto così per bene, e che voi rispondeste che tra noi e loro non cadeano tanti ringraziamenti, ec.. Sopra questo non vi voglio dir più: priegovi l'abbiate per detto; che, come ch'io abbia poca virtù, almeno mi pare mi sia rimaso questo poco, cioè di ricognoscere i benifici altrui fatti verso me. Iddio mi conceda poter rendergli almeno doppiamente. Dite a Francesco, che stasera andai a Santo Ambruogio, per lo maestro gli avea detto; e non è in Firenze, che lavora di fuori con uno de' Buondelmonti. Saracci sabato, secondo ch'ella disse; e se e' non fia molto legato con lui, voi l'arete. El vino cotto, e 'l fatto di Lodovico, ho a mente, con messer Torello: ma truovo Guido malinconoso per la grande malattia e rischievole c'ha la donna sua. A Francesco non scrivo; che, per far quelle doccie, non la leggerebbe. - SER LAPO vostro. XIIII di novembre.