Carissima come madre. Non so che legame, o vero che stimolo mi sollicita, che in qualunche parte io mi sia dove si senta alcuno bene, o dove si mostri via dimostranteci vera vita, e il nostro fine, pare che Francesco nostro mi venga in memoria, disiderando ch'egli vedesse o sentisse quel ch'io; quasi come se patto avessi con lui, che niuno bene o virtù io gustasse sanza lui. Maravigliere'mi di ciò più, se questo medesimo io non avesse sentito nel mio Guido; che niuna leggiadra o onesta cosa intorno al ben fare intesi mai, che e' non paresse che l'anima mia come una particella della sua si contentar potesse, se la sua mente non l'avesse con la mia participata. Dirizzarei la lettera a lui, s'io pensasse ch'ella il trovasse in pace, e in mente quieta, dove si vede ogni verità: nell'acqua turbata non si vede nulla: ma voi, come sollicita a ogni suo bene, tempo astettarete, che ne possa prendere qualche conforto. Boninsegna suo usava dire, Che solo quegli qui avanza gli altri che meglio sa ispendere il tempo suo, e rendere a Dio giustamente esso tempo; lo quale ci ha prestato, come più caro pegno ch'abbiamo. E a mostrargli come e' dicea ben vero, udite parole del grande morale Seneca, quelle che al figliuolo ne scrisse; che in queste sere ho letto, quando ho potuto. «Soprattutto, gli disse, raccogli bene il tempo, e acquistalo. E avvisoti che sono certi tempi, ci sono per forza tolti: alcuni ci sono levati dinanzi, quasi segretamente, per una cotale tracutanza o trapensamento; certi altri ci caggiono di mano; e questi sono più sozzi, e più da piagnere: ciò sono quelli vengono per negligenzia. E dicoti per vero, grande parte della vita è tolta a chi male adopera; un'altra parte a chi non fa covelle, e stassi: ma tutta la vita è tolta a' negligenti. Or dimmi: trovasti tu mai niuno, che stimi bene il tempo, che ponga giusto pregio pure a uno dì; o che s'avvegga che tuttavia e' muore? In questo siamo ingannati, in non vedere la morte, e grande parte di lei è già passata. Tutta la nostra etade adrieto è morte. E però abbraccia bene ogn'ora; e così arai meno pensiero di domane, se a oggi tieni bene le mani. Se indugi, la vita passa. Ogni cosa a noi è straniera e d'altrui; solo il tempo è nostro. La natura ci ha messi in questa possessione del mondo che transcorre; e tra'ne fuora cui ella vuole. E tanta è la cechità della umana gente, che ciò che avviene, eziandio che si può riparare, s'oppone al tempo. Niuno giudica esser debitore di Dio: e ha sì cara cosa a rendere, come il tempo ci ha prestato, che è sì caro a noi, che eziandio uno grato renditore non potrà bene sodisfarlo.» E dice Seneca: «Tu mi potresti dire: tu come fai, che questo mi comandi? Confesserottelo apertamente. A me avviene come al peccatore, che male usa le cose; ma è sì diligente, che e' tiene conto d'ogni errore. Non posso dire, Niente ho perduto; ma bene ho scritto il quanto e 'l come. E della mia povertà ti renderò ragione. E m'avviene come a molti male arrivati, o come ad alcuni che capitano male sanza loro vizio; che ogn'uomo n'ha compassione, ma niuno soccorre. E però non è povero chi sta contento a quello ch'egli ha, benchè poco sia. Tu poni da parte i mali; e comincia a usare il tempo bene. I nostri antichi diceano: La masserizia tardi, o nel fondo, non è così da lodare; che spesso, il poco vi resta suole esser cattivo.» Dite a Francesco; e io il dico ora a me stesso: che nullo si troverebbe, di cui più beffe fossono fatte, che d'uno che fosse con sue navi in alto mare, con vento a piene vele, e non le dirizzasse a qualche fine. Il nostro fine è Iddio. Questi ci ha fatti, questi ci richiede, questi ci rende d'ogni uno cento: a chi si volge a lui, questi è fedele attenitore, mansueto, soave, giusto, discreto, misericordia tutto, aspetta assai, non si turba; e niuno può aver bene, se non cerca del bene dà egli. Ogn'uomo è reo, avaro, sanza fede, superbo, amatore di sè stesso, invidioso e sanza amore, altro che sè; e se amore mostra, è amore di mercatante: tu bene a me, e io a te. Pregate il vostro marito, e a voi è signore, s'impacci poco con questa mala gente. Ingegnisi por fine, se può, a tante sue vili e mondane opere; e ogni cosa si può in Dio: se esso vorrà, potrà. Questo resto ci avanza, che è in fondo, usiallo in Dio; e almeno c'ingegniamo morire in pace: chè tardi sarebbe poi metter cavallo a palio, essendo corso. So bene ch'io erro; chè prima si vuole fare, poi insegnare. Non posso bene fare altro, chè buono amore non posso raffrenare. A me perdonate: so che così farete, chè degnaste consolare la mia afflitta, in povera casa, pochi giorni passati. Disidero siate salvi. - LAPO vostro.