Nel passato non t'ho scritto, nè molto raccomandato Piero, perchè l'effetto delle buone raccomandigie viene da Dio e dalle buone opere fa la persona che si raccomanda. E a Dio l'ho raccomandato di cuore, e Piero ho sollicitato con lettere voglia ventare teco tale, che l'operazioni sue siano mezzane tra te e lui a far che tu l'ami. Io sapea bene, veggio e so, che del bene suo fare aresti molta letizia; del contradio, dolore. E sanza alcuno sospetto istimo l'hai volentieri ricevuto, e guatilo con occhio di padre. Era io ancor lento a scriverti, per non darti affanno di risposte; che volentieri t'aitarei alle volte a sopportare delle fatiche tue. Sì che per ogni cagione, la tua discrezione arà iscusato il mio tardare. E nel vero, il fare lettere sono istrane dalle notaresche faccende, e di natura vi siamo lenti; ove nicissità non ci solleciti, come me non facea. Penso per una o per due mie arai auto conforto nel disiderio tuo, di che meco di tua mano mi ti dolesti; e maravigliaviti che le fedeli opere degli uomini non avessono così presto o guidardone, o almeno cognoscimento, dalla parte di chi è servito. Io te ne dissi mio parere a pieno; e se la leggerai con posato animo, istimo vedrai uscirne effetto secondo l'albitramento ch'io feci. E l'ordine ch'ebbe il mondo nel principio, e ancora ha, non pensar mutar tu; cioè, che con la bilancia, di presente, si pareggi l'opera col premio. Ma ben sii certo, che 'l durare nell'opera buona, con non mutarsi a ogni vento, questo è quello che dà frutto certo; però che male potremo stare, nè saremo stati migliaia d'anni, se Dio non avesse cura di noi, massime di coloro che vanno a dirittura. Giovami che più che l'usato ti diletti la domenica della messa, e ben te n'avverrà; e nulla cosa che fuor di te sia mi potresti donare, che tanto mi piacesse, quanto sentire io bene dentro di tuo buono animo a Dio e alle genti. E altra volta non fare com'e meli dell'orto mio di villa, che per non aver barbe in naturale terreno, ogni vento piccolo ne porta i fiori: ma fa' come que' del campo, che non trae sì forte si partano, ma fanno frutto nel tempo, e ripongonsi nel granaio. Pregoti dica a Piero, che parli a quel suo amico o compagno a cui portò l'unguento verde nell'alberello per lo difetto avea (e non ne portò più che uno, sì che se ne dee ricordare); che, se mai e' mi dee credere, detto suo amico, faccia ciò che gli impone il suo maestro, massimamente da ora innanzi, più che mai il facesse; e sia che vuole. Benchè gli abbia maestro giovane, egli è tale e da tanto, alle cose m'ha dette, che non fe mai cosa che meglio gli mettesse. Io non ho ora a mente il nome di colui a cui portò detto unguento, benchè mi sian vicine le sue cose: egli il cognosce bene, e sa chi egli è. Non è licito in lettera dire ogni cosa. Per servare la buona usanza delle lettere, in fine io ti saluto, te Simone, e raccomandoti Piero. Più non dico: se non che dica Piero a colui, che dal suo maestro non arà mai comandamento altro che onesto e buono. Cristo ti guardi. E me ha pregato e gravato io così scriva il detto maestro di colui a cui e' portò l'unguento detto. - LAPUS MAZZEI tuus. II decembris 1403.