Padri carissimi. Volentieri pago il debito, se io sapesse: il quale è, che poichè la buona memoria di Francesco mi lassò, per lo codicillo di ser Baldo, esecutore a certe cose, io sono tenuto adoperarmi con ogni diligenzia in ogni fatto della sua ereditate. Senti' ieri a Grignano, che eravate su la elezione de' nuovi Uficiali, su che pende tutta la fede del vostro Comune, la quale in tanto fatto vi fu data, e in su che si coglie, massimamente ora ne' principii, tutto lo stato di quella eredità di sì fatta valuta, destinata per lo morto a perpetuo sollevamento della povera gente; che se mai fu grande, s'attende ora per lo fragello vedete Iddio ha mandato nelle biade: che certo bisognerebbe che chi eleggerete avesse molta provedenza in aoperare questo anno per due delli altri; perchè, come sapete, quella robba è loro, cioè de' poveri: e io temo assai, in questo anno, per loro amore. E venendo al proposito mio, con riverenzia e con puro amore vi priego e conforto a durare fatica in buona elezione; e no di persone che amasseno la persona di Francesco, o di coloro che di lui sono rimasi, ma che amassero l'anime di loro proprii che seranno eletti. Come insegnò quel divoto Santo a quello uomo che li chiese consiglio, cui elli lassasse a fare i fatti suoi. Sapete rispuose? Chiama uomo che ami l'anima sua, no che pure ami te! Appresso, m'andava per l'animo stamane a cammino, in pace e in quiete d'animo, e solo, che io vi dovesse ricordare, che deste modo che si raunassono almeno due volte la settimana; e fosse loro pena, chi no si raunasse: e venissono rassegnati o per uno delli Otto, o per lo vostro Cancillieri, o per lo Notaio della Guardia; eziandio se fosse necessario provvedere di quello del Ceppo simile rassegnatore; come si solea fare e in parte ancora si fa di alcuni Uficii di Firenze. Chè tenete di certo, che per quantunque messer Turello sia da molto, e savio e buono, l'esser egli a Firenze, i tre a Prato, ha molto al mio cuore noiato questo onorevole servigio: e credo elli abbia fatto dove è, e simile i tre per quattro: ma che giova? la presenzia è troppo necessaria; e non s'ha a guardare alle mani l'uno dell'altro: che que' di Prato dicano, Quel da Firenze farà elli: et e converso si dica, Que' da Prato debbono fare ellino. E la cosa ne va pure oltra, il meglio che ella può. E messer Turello n'ha fatto più che el no può. Così debbo pensare delli altri. Maggiori miei; io il dissi a' primi Otto e a' Richiesti, che el feceno secondo la mia conscienzia: quelle massarizie sono de' poveri del Ceppo, come che rimettesse in altri e in me ne facessimo quello ci paresse. Che non è, che elle no mi paresseno, quando feci lo 'nventario, di valuta più tosto presso a fiorini quattromila che tremila, così per di grosso: chè pure ho fatto dell'inventarli de' ricchi, e poi trovatomi a vender tutto. E fuor di quelle che lassa alla donna sua, e fuor di parte ne sono vendute, io per me non so nè posso sapere che se ne sia. E a me parve sempre una cautela non so come fatta, quella li fu fatta fare per trarle del Ceppo e metterle in noi: e per ventura io no era a Prato; chè, iuxta a mio potere, fatta no l'avrebbe; perchè li avrei mostrato, secondo che io mi credo, che il Comune no era per torlilie nè per farlilie scemare, come el fosse morto; nè simile il Podestà, come li fu dato a intendere in quel caso in che elli era. Do! per riverenzia di Dio e dell'anime vostre, e per onore delle vostre persone, gravate e pregate il Consiglio di buona elezione, ma dello spaccio ancora. Sono vostro, e di me potete fare come di vostra propria cosa: che a Dio v'accomando; e a me perdonate. In quello sarò richiesto, e anco in quello no sarò richiesto, pure che io sappia o possa, no m'istancherò infine alla morte per quella Casa e per voi. - LAPO MAZZEI notaio vostro, XIII d'agosto, in Firenze.