Al nome di Dio, ame. Fatta a dì xxviiij di gungno 1392. Sono tornato da Pisa, chome per altra lettera vi scrissi che tornere' per lo San Giovanni e non mancherebbe. Prieghovi che vi debba piaciere che diate lo spaccio alla mia facienda dello lavorio ched io chonpie' a voi in Prato, facciendovi tuttavia apiaciere dello lavorio ch'è fatto e chonpiuto chome si vede. Poi dello lavorio che v'ò chominciato, faremone patto sì chiaro, che no ci sarà ischonchordia niuna tra voi e me; facendovi apiaciere quanto si potrà di fare: quanto che noi no ci achordassimo a chonpiere il lavorio, no dimeno senpre voglio essere vostro servidore. L'aportatore di questa lettera ène mio disciepolo, ed ène un buo' giovane: prieghovi che gli date la risposta quando volete ch'io vengha chostà, e no venissi indarno a perdere tenpo; chè no si farebbe per me nè per voi. Altro no dicho per questa lettera. Idio vi guardi senpre. - Per lo vostro NICHOLÒ di Piero, dipintore, salute, al vostro chomando in Firenze. Franciescho di Marcho, in Prato.