Al nome di Dio, amen. Fatta a dì xvj d'aghosto 1392. Franciescho, il vostro Nicholò di Piero, dipintore, si maraviglia molto chome no mi avete fatto ispacciare il fatto mio; e sapete quanto tenpo egli è ched io vi servi' bene e prestamente. Parmi che vi portiate male de' fatti miei, e no mi pare ch'abiate ragione. Prieghovi che no vogliate achattare pechato de' fatti miei. Messer Giovanni di Gherardo mi dicie, che no mancha da lui, e ched egli ène presto ongni ora che voi gliel direte; e chosì mi dicie Angniolo di Taddeo dipintore, ched egli ène presto; pure che voi vogliate ched eglino il faccino: penerebono meno di tre ore. Vovi preghare che non mi teniate più inpacciato per questo; inperò ched io arene cominciato altri lavori a fare: ma prima voglio che questo si spacci, sì che no vi possiate dolere di me. Altro no dicho per questa. Prieghovi ch'io vi sia rachomandato, e che no vogliate ched io v'abia più a mandare. Idio vi guardi senpre. Franciescho di Marcho, in Prato. N.