Al nome di Dio. Ame. Fatta a dì V di marzo 1391. Fatta in Pisa. Ricievetti vostra lettera fatta a dì 2 di marzo del mese presente detto di sopra. Dite che 'l guardiano venne a Franciescho di Marcho preghandolo che gli faciesse levare il ponte ch'era sopra il crocifisso in san Franciescho acciò che vvi si potesse andare, e che Franciescho disse chennonn era anchora chonpiuto, anzi vi s'à anchora a rimettere l'azurro e razare il trono ch'è d'intorno al Cristo e farevi parechie chose prima che lla istoria sia chonpiuta; e pertanto Franciescho si disse il vero. Del fatto di farlla chonpiere altrui la storia, no mmi pare che mmi fosse onore, anzi mi serebbe verghongnia, e niuno no lla chonpierebbe a mio modo; e sse chaso venisse che niuno la chonpiesse ed e' vi si guastasse poi niuna chosa o che ll'azurro iscrostasse o altri cholori, sarebbe detto che fosse istato mio difetto e no ssi direbbe di chi l'avesse fatto; sichè io vi rispondo che cho mia parola altri no lla chonpierà, e pertanto ve voglio avere iscritto sì che sappiate che vvi fare. Il lavorio del chapitolo ched io fo in san Franciescho in Pisa si ène chonpiuto di questa settimana sanza mancho, se Dio mi prospera sano d'ongni chosa. Lodato Idio, ed ène, ve dicho, è un bello lavoro e piacie a ttutta la cittadinanza e a' forestieri, sichè vi vo' dire ched io òne or a chonpiere la tavola del detto Lorenzo Cianpolini ch'ò messa d'oro e granata. Òlla pure a cholorire. Òne animo che sia chonpiuta afatto per Pasqua di Risoresso, e imantanente ne verrò a Prato a chonpiere la storia di Franciescho, poi saremo insieme a fare istimare le chose ched io gli ò fatto, cioè del lavoro, poi ched egli nonn è chontento alla iscritta ched io gli lasciai; poi, se vorrà fare chonpiere il lavorio a me ched io gli òne chominciato, farenne patto e scritta, sì che le chose saranno chiare e rimarremo amici chome si dee. Òne inteso che quelli mie' chonpangni dipintori si sono richiamati di Franciescho. Parmene male, e ben vorre' che Franciescho si fosse portato inverso loro più saviamente che egli nonn à fatto e anche inverso me, avendo noi servitolo bene e fedelmente e tosto e avendo lasciato ongni altro lavorio per servillo; ed egli ci andò a chomiatare del suo lavorio chol dolcie modo. No credette che nnoi cie n'avedessimo. E sso bene il danno, chè cci fe' ritrovarci sanza lavorio e perdemmo tenpo assai. Molto me ne parve male, avendo le chose in punto e no volle che ssi lavorasse. Arei chonpiuta tutta quella pontata di san Franciescho afatto e no vi sarebbe inpacciato. No rimase da mme e no fu mia cholpa. Vorevi preghare che diciessi da mia parte a Stefano d'Arricho; so che 'l chonosciete; che mandi pe lla crocie sua ch'ène a chasa mia ed ène chonpiuta di cholorire bene e ricchamente, e che dia o faccia dare i resto. Sono fiorini quatro d'oro. Quando verrò a llavorare a Prato, id io gli farò l'arme in su il pidistallo della crocie e volentieri, e sse volesse ritenerne e no si fidasse di me ch'io glie la faciesse, ritenghimi uno fiorino tanto ch'io torni chostà. Altro no vi iscrivo per questa lettera. Per lo vostro Nicholò di Piero dipintore, al vostro servigio. Sed io posso fare chosa niuna che vvi sia in piaciere di qua, iscrivetemelo. Farollo volentieri. Salutatemi Franciescho e monna Margherita da mia parte, ch'io sono senpre loro servidore. Idio vi quardi tutti. Are' charo che vvenissi a starvi parechi dì a Pisa, e vederesti chose che vvi piacierebono molto. Arestine grande diletto. Rispondete se Franciescho dilibrerà che llavoro si chonpia o nno. Meser Giovanni Cherardi in Prato data propio. .N. 1391. Da Pisa. Adì di marzo.