Al nome di Dio. Ammen. MCCCLXXXXVII, adì 22 d'aghosto. Charisimo mio magiore padre. Il vosto servidore Arrigho di Nicholò sallute chon volontà di potere fare chosa che fose in vosto piacere. Sapiate ched io sonno venuto a bBollognia per vederre una mia zia, la quale avea grande vagheza di vedella, bene che mi sia cholto malle di questa venuta, inperò ched io lavorava chonn uno maestro di quae per mio piacere due die, il sichondo dì chadi a terra del ponte e femi malle grandisimo, per lo quale malle no sono potuto ritornare di chostae, ch'anchora no sono benne ghuarito, ma pure lavoro alchuno lavorio ched io ò preso. Penso d'esere presto di chostà. Se voi avete bisongno del vosto legname che mi prestasti, mandate per eso a santo Domenicho, ch'è in quella chapella. Se no vi bisongna, prieghovi che 'l laciate infimo ched io torni ed io farò sì che voi serete chontento e faremo insieme chonto. S'arete quore, sarò presto a fare quelle chose che vi siano in piacere, inperò ched io ne sonno tennuto. Se bisongnase ched io fosi per voi chostà, serò presto, ma date modo a dire, se mi scrivete niuna chosa, dite: Aricho che lavora a santo Salvadore in Bollonnia. Altro no dicho. Per lo vostro servidore. In Bollonia Francescho di Marcho in Prato datta 1397. Da Bolongna. Adì 23 di lulglio