A Lucha del Sera, in Gienova, da Caffa. Al nome di Dio, dì 10 d'ottobre 1392. Poi che di Firenze partimmo non t'ò scritto. Arai saputo che Iacopo e io venimmo qui pe' Portinari. E a questo nuovo tenpo con la grazia di Dio torneremo in costà. Che Dio ce facci salvi. Abiamo trovato questo paese più cattivo a mercatantia che fosse già è grande tenpo. E ènne cagione la carestia ci è di vettuaglia che ci è 'tretanti caro che nol suole esser. E vedrane la prueva che in su queste galee di Gienova non viene la roba è usata di venire. Questa di Liano Centurione viene carica di schienali e di alquante carabie di vai e un pocho di seta, ma ànno comperato i vai a' pregi che costà veranno da f. 120 il miglaio, e le sete canaluie da s. 45 e le legi da s. 70. E pure che ci se ne trovasse che ci à danari assai e non ci à roba da conperare. Ciera, costa qui, sommi 2 saggi 2 il cantaro che è tuto un peso con quelo di costì, che verà il cantaro costì libre 15, bene che non ve ne viene punto, nè i Viniziani non ne rechano, chè non se n'è trovata. Recano i Viniziani grande quantità di vai e schienali e poca seta. Saluta Andrea Martini e Papi e Acierito e Anbruogio e Rubo e tutti gl'altri e simile Bruno di Francescho. Rosso di Stroza in Caffa, al tuo piaciere.