Al nome di Dio, dì 17 di
dicembre 1402.
Non v'ò scrito, poi giunsi qui, per non avere visto il bisongno. Da voi non ò vostra lettera. Farò
com pocho dirvi.
Solo vi fo questa per avisarvi
pregi di
robe si traghono di qui e
pregio di
robe si traghono di
chostà per mettere qui, e
diriti e
pesi d'ongni
mercatantia: a cagione, se vedrete di potere
aprofitare i' niuna cosa, posiate seguire il bisongno.
Di qui si traie molta seta, per
Genova e per
Fia
ndra; e simile
zaferani.
Ragionasi seta
vantag
iarà per nostro paese:
vale
dobre 3 1
/4 i'
ruotolo, ch'è
oncie 20 di
Genova; seta
per
Fia
ndra e per
Valenza
vale
dobre 3 (il)
ruotolo.
Zaferano
vale
dobre 4 1
/4.
Paghasi
di
dirito
denari 21 per
ruotolo, che 81 fan
no una
dobra. Se n'avese bisongno, per voi o per
niuno vostro amicho, scrivetelo e farò quanto mi direte e arò il modo a servirvi a fede:
ricorda
ndovi co'
denari i' mano si
compra tuto.
E più si traie di qui
grana paradisa,
cera (e)
grana barberescha,
choiame barberescho. E
cera
vale il
canta
ro, ch'è
libbre 160 di
Genova (e) di
Valenza 144,
dobre 11 1
/4;
grana
paradisa,
dobre 32;
grana barberescha,
dobre 38 in 40;
chuoia barberesche, di 22
cantari il
cento,
dobre 2 1
/3 il
cantaro; di 25, (
dobre) 2 1
/2 in 2 2
/3; di 30,
dobre 3 in
Trasici
zucheri e ma
ndrole e
panza e
ficha. Sono, queste, de la
casa
Spinola e niuno
no' le può trare di questo
Rengno, se non e
glino: pertanto, non ve ne dicho
pregio.
E mèticisi, di costà per qui,
pan
ni fiorentini; sendo fini, se n'arebe ora
dobre 50 in 52.
I
colori voliono esere, in una
balla di 6
pan
ni, tali
colori: 2 verdi
ch
iari, uno
verde
mezo
colore, 1
turchino, uno
morato schuro e uno
ve
rmil
io.
E mèticisi
spezierie.
Ragionasi:
pepe,
dobre 30;
geng
iovi,
dobre 28;
chanella mezana, 38;
la
ccha, 31;
gherofani, 100;
fusti, 28;
mace,
;
alume minuto, 1 1
/2;
groso, 2;
tartaro 3 3
/4 in 4.
Pagha di
dirito, ongni
roba escha d'
Araona, salvante
argento,
perle e
olio: 8 per cento;
perle
e argento, 2 per cento;
olio, 16 per cento. E se venghono d'altro luogho, salvante di
Ter
ra di mori,
paghano: genovesi (e) viniziani, 7 per cento; catelani, 8;
perle (e)
argento, come di sopra dicho, (e)
olio,
paghano i catelani più uno per cento. E cose si traghono
di qui:
zaferano (e) seta,
dobre 21 1
/4 per
ruotolo; altre
mercatantie, 7 per cento; (i)
catelani, 8. An
no
brivileg
io, (i) catelani, potere
scaricare ongni
roba in tera, salvante
se viene di
Barberia, tenerla 6
mesi in tera (e) tornarla a
caricare senza
paghare niuno
dirito.
Da'
Re ò aùto
brivileg
io d'esere contratato sì come gienovese.
Se volete io v'avisi più d'una
meracatantia (sic), che d'altra, avisatene: e farollo.
Pan
ni di
Vervi,
dobre 22; di
Bruges, 28; di
Parigi, de la sorta magiore,
dobre 35; de la minore, 32;
brunete di
Doagio, fini,
dobre 45 in 48;
pan
ni larghi d'
I
nghiltera,
dobre 34;
pan
ni
di
Seches, de la sorta magiore, che
costino di primo (
costo) da.
s
. 13 in 18,
valiono
dobre 7;
de la minore, che
costino da
s
. 9 in 10 1
/2,
dobre 4 1
/2 (la) peza. Siate avisati.
La resta da voi a me, ch'io vi restava a dare, i vostri di
Valenza li arano mes
si a mio
chonto. I
fiorini 100 di
Firenze mai no' ne
contai co' lui. Ment
re era a
Valenza, rimisono
que' di
Firenze, a
Lucha, in
Simone di Stagio,
f
. 100: che penso furono queli
rimesi a più di 16
soldi 8
denari. Io no' volio, se no' n'è ragione: quando
Lucha vorà
aconc
iare i
conti, li
aconcerà. Come sapete, mai no' n'è voluto
aconc
iare le spese fate fare a le 9
balle di
pan
ni, che son più di 110
fiorini. D'altra parte, m
i vole mettere in
conto
lire 7 e
soldi
, che
Ros
so mi diede meno e aveali
aconci a suo
conto de'
Ros
so. Ora, che sono
venuto ne la disgrazia, per lo fat
to di
San Mateo, vol menare la danza. A suo chi sà,
voi sapete chi avea il torto: chè, poi mang
iava pane de' miei magiori, era tenuto di fare
d'avere la loro ragione, chome facea quela sera per la vostra
compagnia, ch'e
gli si
pensava farmi torto in
San Mateo; e, avendovi aùto il torto, io n'arei aùta la ragione.
I' ò scrito a
Fratelmo, per più lettere, che, chome le
navi fosono spac
iate da
Ieviza,
des
se un pas
so fino a
Vale
nza e fos
se d'acordo co'
Lucha, che penso pure
dovrà
aconc
iare quele spese, che le ragioni vor
rà l'
aconci; ma penso. per lo scrivere ò
fato a
Lucha, l'arà aconce: se non s'anconcerano
(sic) quando li fia di piacere.
Per certo, io non potea credere che, avendomi partito d'acordo co'
Lucha, sanza
aspetare risposta dal magiore, e rimanere a pie', e poi fose, mia ventura m'aconc
iasi
co' li
Alberti,
Lucha no' mi dovrebe averlo aùto per male; ma, secondo comprendo, e' vorebe,
subito partî da lui, io m'avesi mang
iato quel pocho m'era rimaso e poi me ne fosi ito a lo
spedale. Poi rifiorì il cont
rasto de la
lana di
San Mateo ed el sa chome l'ebe per male,
vegendo difendeva la ragione de' miei magiori, e per ot
ta fece a
Valenza piliare
Fratelmo.
Poi avendo afanato, mentre stava co' la
compagn
ia, chom' un altro, no' ne aspetavo
averne questo merito. Avendo il destro andare fino a
Firenze, come no' n'ò, saprei dire a
Francescho le mie ragioni: son certo no' mi lascerebe for torto niuno: no' n'è niuno in
Valenza,
di fiorentini, non dicha abi rag
ione.
(A)
Francescho di Marcho e
Simone d'Andrea e
compagni, in
Barzalona. 1402.
Da
Malicha, a dì 11 di
gienaio.