Al nome di Dio. A dì XXVIIII di
magio.
Riceveti due lettere da te, per le quali lasciai a
Nicholò che ti
rispondesi, e sì pare ch'abia fato. La risposta avemo ogi ed àmela
leta. De' fato di cholui che rivestisti, no' so ch'io mi ti dicha, se
none che tu arai aparato per un'atra volta; egli à fato quelo ch'è
di sua usanza; quando sarai qua, sarai avisato chi egli è e le sue
rubalderie.
De' fati de'
figlioli di
Nicholaio Martini à fato
Domenicho
quelo che tue gli chometesti e chosì abiàno fato per noi, bene ch'egli
à bisognio di pocho chonsiglio, ché sono
figlioli de'
babo loro, che
no' paiono alevati ne'
seraglio, pare che venghino da
Parigi.
Piero
m'arechò il
mantelo istamane, perché gli avea deto te lo dicesi,
perché credeti ne venisi ogi, ch'era la
vigilia de la
Pasqua e arechasimi
quelo e gli atri, che chosì avavamo diliberato.
Io òne
mantelo e non ò né
sacho né
chapuco; vore', se potesi,
mandasi domatina il
Fatorino, ché mi chovene andare a desinare cho'
Piaciti, se tune me lo mandi; mandami la
copa mia del
drapo e
quela de lo
scharlato che avìa io da pie', e' mia
chapuci e, se ti fose
ischoncio, no' me gli mandare, che me ne churo pocho, perché e'
sono di grande pericholo a mandagli chome facesti stamani.
Bene che
mantelo vene bene e none iterverebe chosì a un atro,
che no' fuse savio. Rachomandami a
Nicholaio Martini e di'
che buono pro' gli faco, ch'io priecho Idio che sia fato in ora e i'
pu
nto che buono sia e sia salveza de l'anima e de' corpo e pace
di tuti. Prochacia di venire il piùe tosto si pue. Rachomandami a
tuta la
brichata e a chi ti pare.
Altro per ora no' dicho. Cristo ti quardi.
per la
Marcherita, in
Firenze, salute.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Prato, propio.
1395 Da
Firenze, a dì 29 di
maggio.
Risposto.