Al nome di Dio. A dì 30 d'
aprile 1402.
Ieri, per
Nanni nostro, ti schrissi quanto fu di bisongnio; solo
ti fo questo, per lettere che mi diede iersera
iStoldo, che disse ch'io
te le mandassi; e po
scca di
nunua ebbi uno
mazetto di lettere
che venono da
Bolongnia; arechoccele
Pagholo che
presta e'
ronzini a
vettura, e dissono ch'ell'erano di gran bisongnio: richordàmi
che ttu à' (a) ffare chon
Iachopo de' Chari e chosì tu di ragonare
chom
Domenicho di Chanbio di senti'
taffettà che voi avavate
a ffare cho' llui; e tu m'ài ischritto che ttutte le lettere che cci
venghono ch'io te le mandi chostà. Chonsiderando lo
stato di
Pisa
e simile di
Bolongnia, dubitai ch'elle non perdesson tenpo a venire
chostà; pertanto mi diliberai d'
aprille, e trovavi drento 2 lettere
ch'andavano al
maestro
Giovanni Banducci: mandagnele, e una di
Domenicho di Chanbio. La lettera ch'io lessi, e' diceva sopra fatti
ch'io mi chredeva
Domenicho auta la sua, e anche lesse questa ch'io
ti mando: se avessi fatto male d'
aprille, avisamene ed io no' lle
aprirò più, e manderottele chome elle mi venghono.
Bartolomeo è tornato ed à il
bullettino per tutto
mago, ed à
desinato istamane mecho e
Niccholò dell'Amanato e
Tingho Buondelmonti:
abiamo mangata la
vitella, che ttu ci mandasti e non abiamo
manichato
erbilato e non abiamo beuto
malvagìa e abianne avuta
assai ed èccene avanzata: al buono intenditore poche parole, farai
bene a ttornare il più tosto che ttu puoi.
La
vitella mandamo a ongni persona, chome ci dicesti, e levane
la
schritta or apena l'arò; no' vegho, che ci sia (a) dire nulla.
Cristo ti ghuardi.
per la tua mona
Margherita, donna di
Francescho, salute, di
Firenze.
Francescho di Marcho da
Prato, in
Prato, propio.
1402 Da
Firenze, a dì primo di
magio.
Risposto.