I' ò riceute da te più lectere, alle quali ò male potuto rispondere per
insino a qui. So
nmi sentito nel vero mal disposto, e questa è stata una
influentia generale, la quale ongnuno quasi à percosso; è durata tucto
março,
cioè infreddati con
febre,
tossa, dolori di capo
e debileçça di stomaco,
come che a mme la
febre non durasse più d'una notte. E da poi
monsignor infermò
assai forte chon
febre che durò dì XV e con
tossa
e difetto grande di
stomaco, sì che sono stato ora ben XX giorni in lui assai occupato. Ora per
gratia di Dio è sì ben sano e frescho com'io il vedesse mai. Egli
e tucta
sua
famiglia mi vede volontieri
e fannomi più honore di dì in dì, più l'un
giorno che l'altro. Di tucto sia sempre lodato Idio! Ora per questa ti rispondo a tucte.
Maraviglomi assai come '
forçieri non sono anchora partiti di costà però che
bisongno n'ò grande, sì pe'
libri che m'erano all'onore mio di necessità
e
sì p
er panni. Oramai si cominciò di qua a portare i
vestimenti di
drappo e
io non vorrei
[ms. verrei] spendere in
vestirmi di nuovo. Sì che, se non gli
ài mandati, mandali tosto. E quella
cioppa vechia
foderata di
vaio ò molto
charo, se non gli
ài mandati, l'
Antonia la tengha per sé.
Al fatto di
Guido di Ridolfo non so come e fatti suoi stieno di qua
i
nperò non m'i
nformò di niente; e faranno bene, egli e
Nicholao, a
cavare la
Gostança di tribulatione, poi che ve la missono. Et della divisione
della terra e delle
maseritie sono co
ntento il faciate, abiendo ongnuno suo
dovere,
e considerando il migloramento di quel
campo presso a llui, perch'è
libero dello 'mpaccio gl'era dato alla
casa ne lli scripxi. Credo arà auta la
lectera. Et de'
denari del
ronçino apresso gli scripxi et credo e' farà bene a
darti quelli XVI
fior
. del
ronçino come promisse. A quel che scrivi del
parentado vi piacerebbe, tu e
suor
Lena, per lui sarebbe buono, ma paremi abiate
assai erato in volere uno
singnore scriva costà a'
parenti della
madre, e non
sapete né scrivi niente se '
parenti dal lato del
padre son contenti. Vergongna
sarebbe a
monsignore scrivere
e poi i
fratelli o carnali o
cugini non
fossono contenti, tu m'intendi bene di cui dico. Nondimeno a
ndai dell'
Edima Santa a parlarne a
messer di Napoli e non potei, né potrò a questi
giorni i
nperò è forte ocupato in un sermone gli
è commesso che farà
lunedì per la dichiaragione del
re di Raona. Come gli arò parlato, ne
risponderò a
suor
Lena.
Il
ronçino di
Marco, è più d'un
mese e meço
vendei di qua
fior
. XVIII
correnti e
die'lli a
Boninsengna però
messer
Filippo mel rendé, non abiendone
bisongno.
Scrivesti di
Guido, il fanciullo nostro, come da capo era pigiorato per meter
denti,
e da poi per un'altra come la
febre l'avea lasciato,
e di questo
secondo difetto
guarito et del primo molto miglorato; e così mi scrive
Baldello. Ringratio Jdio
e pregolo che lli piaccia per sua piatà
co
mpiere il bene in lui ch'à cominciato.
Jacopo del Nero à 'uto assai dolore della morte di
Cristofano
e non
li bisongnava allora i
nperò ch'elli e 'l
Nero e la donna e la
fante, tucti
erano infermi con
febre forte nel letto,
e così stettovi de' giorni X.
Antonio mio fu loro utile in star con loro questo tempo per dì e per notte. Tuti
son ben sani
e ben
guariti. La lectera mi fu data in
casa in sua presença
e però ebbe la sua innançi io legessi la mia. Manda costà per la
figliuola,
come vedrai. È bene aviato e f
arassi tosto richo con l'aiuto di Dio, e
meritalo,
e da tucti si fa molto ben volere.
Mandai per
Giusto
e conforta'lo della morte della
madre e del
fratello e
die'lli le sue lectere, et molto ti ringratia di quanto à' fatto per lui. À
pagati a
Iacopo cinque
fiorini di Camera, i qu
ali
ài prestati alla
madre;
e prégati tu
paghi quelli VI
fior
. del
mortaro, e esso gli
pagherà
dove scriverai. Delle fanciulle del
fratello ty prega tu sia con lla
serocchia,
e cercate se sono legiptime tucte e due o
figliuole d'una
madre;
e dove
sieno legiptime, vuole nell'una o in tucte e due
paghare costà tra due
paghe di
VI
mesi in sei
mesi
fior
. XX ogn'
anno. Avisalo se la
madre ne vuol tenere
alchuna o lla
serochia,
e come.
Forte mi pesa che lla
Lorita abbia auto tanto difetto e ch'ella che dee atare
mo
nna
Nicholosa non possa atare ssé. Credo choll'aiuto di Dio sarà ora
guarita et in questi suoi bisongni s'è fatto mal per lei ch'io sia tanto di
lungha. Idio per sua bontà socorra a' vostri bisongni!
Del
parentado tra noi e
Benedetto, ne scripxi a
ser
Bartolomeo, e
piacemi però
Benedetto è buon
capitale. Idio dia lor buona vita insieme! Io ne
scrivo a
Baldello.
E saluta
Benedetto quando il vedi per mia parte, et
quando potrò gli scriverò, et al
priore di
Santo Fabriano mi racomanda.
Al
maestro
Giovanni dirai per mia parte che qui ora per l'
arte sua i
guadangni son picholi e 'l più de l'
arte della cirugia si fa per
barbieri e àcci
alcuno
cerusico ben sufficiente in scientia e in pratica
e non fanno niente,
e quell'onore o
pagamento si fa a llui che a uno
barbiere. Apresso le spese
ora ci sono charissime. Ò pensato sopra ' suoi fatti
e non so vedere che,
vegnendo a sue spese,
e stando a ssu' spese, e' ne riescha essere qua
aconcio in
casa per meno di
fior
. CC. Sollo per me, ché l'ò provato. Con questi
singnori non vegio modo aconciarlo i
nperò che que' che sono potenti son
forniti e apresso vogliono dottori in fisica. Tucto giorno i
npongono
questioni o in
medicina o in filosofia.
E so bene come 'l fatto va, ché io
ch'ò pur vedute delle cose, se non fosse il grande studio ch'io fo di dì e di
notte, non mi potre' scharmire da lloro. Nondimeno egli è savio e da me arà
quello aiuto che dee fare l'un fratello a l'altro.
volge
[sul verso:]
Queste giorno son capitati qua
Lapo di Guelfo e
Nicholò da Calençano. Sono
stati ad me
e ànnomi pregato io gli aconci qua chon
monsignore o chon altri
in modo e' possino um tempo passar lor vita. Faronne quanto potrò. Credo
troveranno mal dove, se non fia per grande amistà. Qua è 'bondança di gente
e truovasi assai
famigli per le spese.
Bonacorso di Bartolo mi parlò a
Prato più volte di cotesti
denari
e,
abbiendo
Pier di Guiduccio a dare
danari ad noi per mo
nna
Franciescha fu donna di
ser
Francescho, io glel feci prometere al decto
Piero,
e così rimase contento; da poi mi disse
Bonacorso non aveva auti
tucti quelli
denari da
Piero, et io gli dissi che, se non gli aveva ricevuti,
che
Piero gli restava dare ad noi; e poi fu
Bonacorso da capo con
Piero
e
rispuosemi che
Piero aveva riveduta la
ragione di mona
Francescha
e
restavaci a dare
e che gliel drebbe. Io non so più oltre di questo fatto;
s'apartiene a
Baldello come ad me.
Molto so· contento che mo
nna
Nicholosa e l'
Antonia stieno bene insieme,
e fanno bene e a
[ms. o] honore di loro e di me, ma assai doglia ebbi di
quanto mi scrivesti che mo
nna
Nicholosa era gravata
e la magior parte
del tempo nel letto
e dubitavi la vita non fosse corta. In verità
grandissima pena mi sarebbe che Dio la chiamasse ad ssé, ch'io non la vedessi
prima. Et però ti prego tu lle facci fare buona vita, sì di
carne e sì di
vino,
acciò stia più prosperosa che ssi può; et pregala per mio amore ella si guardi
dalle
fructa e da'
cibi di
pasta
e stia calda e usi ben del
pepe in sue
miinistre et pigli la matina alchuna volta col
vino caldo del
comino e del
pepe
mescolato insieme per egual parte e di quello
latovare usi che per altra ti
scrissi. Da poi vidi in altra tua lectera com'era meglorata, e di tucto sia
ringratiato sempre Idio!
Io non ebbi mai più abondevole
Quaressima che questa, d'ongni ragione
pesci, né mai mi parve stare più debile o più tristo; e da poi ò mangiata
carne
questi quatro dì, sto molto bene, e così spero per innançi.
Scrivimi di certi i quali son morti costà in questi freddi, a' quali Idio
faccia veracie perdono, se in sua gratia son morti! Avisoti che
ser
Stefano di ser Ferralupo ebbe a ffare assai con
ser
Francescho Naddini di
denari gli
prestò
e da llui assai merito ricevé,
apresso
messer
Giovanni di Lippo. Se loro
usura si rendesse, siene con
Baldello
e fate quel ch'è usança.
Nicholao di Bonacorso per certe sue faciende non è venuto costà presto
come credette. Tosto credo si moverà. Perché costoro si partono in più freta non
credetti, non scrivo a mo
nna
Nicholosa né a l'
Antonia. Tosto scriverò loro,
e tu legi loro di questa,
e così a
suor
Lena, quello s'apartiene loro.
Salutati tucti. A
ser
Ba
rtolomeo e a
Baldello scriverò a questi dì, e
di' così a
Baldello. Idio sia sempre guardia di voi!
Per tuo
maestro
Naddino in
Prato, a dì XI d'
aprile, in
Vingnone.
Monte d'Andrea delli Angiolini in
Prato prop
io.
[mano: Monte] 1387, da
Vignone, a dì 18 di
magio per
Jacopino.