Al nome di Dio, amen. Dì 28 di
febraio 1394.
A questi dì v'ò scritto quant'è suto di bisongno e niuna vostra ò poi
e di nuovo è pocho a dire.
Per voi ò fornito
balle 5 di
fustani di 2
candelieri e una di
guado e
mandato a
Vingnone a' nostri ne faccino vostra volontà.
In questi pochi dì ne verà dal
Prato e provederò a fornire
resto se
troverò chosa per noi e aviseròvene e sì vi manderò il
conto di tuto a
punto.
Dicesti per l'utima la donna vostra avea difetto, Idio l'abi renduta
santa chom'è di vostro piacere!
Assai v'ò detto per altra sopra lo stare qua. Prima chonviene vegia o
voi o
Boninsengna sì che i' atendo vostra risposta per sapere dove
volete sia e per ora è 'l meglo far chosì.
Quanto m'à detto
Francesco di Basciano v'ò deto: viene in parte la
cosa d'altronde secondo lui e però rispondete. E se risposto avete
quelo ò a fare non vi bisongna scrivere più qui però mi partirò chone
mi direte se 'n costà vengna, Idio conduca bene, se none a
Vingnone o
dove mi chomettete che da' vostri chomandamenti non mi debo partire.
A
Boninsengna n'ò scritto assai a questi dì anchora e risponderà sì che
da voi e da lui sarò avisato a pieno di quanto ò a seguire e ora in
più dire non mi distendo.
Se vi pare e che qui abi a partire, scrivere a
Vinegia voi di chostì
chome mi parto e che insino non ritorno non facino conto qui di me:
èvi
Zanobi e
Antonio Benini, chon altri non s'è a fare.
Né altro vi dicho. Cristo vi ghuardi per
Tomaxo vostro vi si racomanda.
Francesco di Marcho,
in
Firenze. Propio.