Al nome di Dio, a dì 10 di
giugno 1395.
Ieri n'ebbi due tue e una da
ser
Lapo tutte d'uno tenore; perché è
troppo
tardi, non ti fo risposta.
Fattorino ti dirà di bocha la chagione
perché mando, perché
[] avisavo mandare per te
domenicha, perché
del tutto sono diliberato di lavare la
tavola qui per modo ch'io non ci
abbia a tornare se non quando vorrò.
De' fatti di mona
Tadea, se tu vieni qua domane, verrò chostà
domenicha io e
[] nero chon
ser
Lapo e chogli altri quello che gli
abiano a fare de' fatti suoi: chosì le dì.
Perché il
Fattorino viene chostà informato, no mi istendo in più
dire. Faratti chonpagnia
ser
Baldo e
Stoldo, e in chaso che
Istoldo
non possa, menerà
ser
Baldo qualche amicho perché viene chostà per
certe sue facende. Se tu t'acchordi a venire, mandàtene innanzi tutte
chote
ste femine. Fo chonto stiamo qui insino a
Santo Giovanni a
spaciarmi di tutto e quando la
tavola sarà lavata ne saranno male
contenti parecchi; ma io sono chontento che tu dicha quello che tu
vuoi: ò due orecchia per udire chome tu la linghua per dire, chome
che in parte tue abbia ragione
[] mi grava insino alla morte e altro
no ne posso fare per ora. Idio ti guardi.
Saluta
Nicholò e lla
Francescha.
per
Francescho di Marcho, in
Prato.
Francescho di Marcho da
Prato alla
piaza Tornaquinci, in
Firenze.
1395 Da
Prato, a dì 10 di
gugnio.