Al nome di Dio, a dì xij d'
aprile 1398.
In quest'ora n'ebbi una tua fatta ieri, ma none i
choltellini: non
monta nulla; se a punto ti viene, mandagli chol
pane. Ebi la
poliza di
mona
Lorita: farò mio potere di riavere il
pengno; chosì le dì da mia
parte.
Non mi richordo di dirti che ttu dessi del
grano a
ser
Lapo, che
me ne parlò a
Gringnano mona
Bartola. Dì a
Barzalone che veggia le
bungnole e datele del più debole
grano che v'è, in però debe avere di
quello di
s
. 22. E dì a
Guido che veggia quante n'arà auto, e fu uno
moggio che non dèe tornare
staia ventitré, in però l'ò tenuto un
anno
o più e fecilo tutto
valgliare, che v'è la
valgliatura e quel che
chosta di
valgliare, e datene insino a
staia ventitré in tutto: non vo' perdere
s
.
40 e non sapere perché, bastasi lo 'npaccio ch'i' n'òe auto. Fa chome
ti dirà
Barzalone, e dì a
Guido che lègha bene a punto, e
farina e
grano, sì che none errasse: no 'l dicho tanto per lo
grano, ma perché
non paia che ll'uomo sia isvemorato. Non credo che torni
istaia ventidue,
sì che basta s'io ne perdo uno
staio.
Piacemi che
Zacheri abia rachoncia la
tinella. Domattina vi manderò
la
pietra, per
Arghomento: òlla fatta fare a punto alla
misura e
chome bisongna, che di tutto mi richordo. Dite a
Zacheri che vegha
que'
mattoni e, sse sono buoni chome dice
Nanni, tolghagli tutti: ma
niuno ne vo' chattivo. Chosì dite a
Nanni nostro, che dicha a
Piero
per mia parte che niuno ne vo' chattivo, e a llui non monta nulla. E dì
a
Nanni che
spengha quella
chalcina che dice; ma faccia che 'l
truogho
istia bene per modo che lla
tera non si mescholi cholla
chalcina. E
ditegli, quando chava le tre
moggia del
truogho per
ispengnere l'altra,
che faccia uno
truogho di
rena di sotto
[] da llato, per modo ch'ella
stia bene. E s'elgli à bisongno del
Tantera, mandi per lui, o dello
Schiavo o di
Nannino o di
Domenicho del Pacie o d'
Antonio di Rosone;
mandi subito per uno di loro, qual più gli piacie, e faccia per
modo che io truovi ongni chosa in punto acciò che subito se ne chavi
le mani. E dì a
Nanni che vada a prochurare
domenicha quel
lengname
ch'è in
Bisenzo, che danno non ce ne fosse fatto. E sse vedete
ser
Lapo Mazzei, ditegli che ordini chol
vetturale che dèe rechare il
vino
di
Valdinievole, che ordini ch'elgli il rechi chostì; e io vi sarò, e
metteréllo dove mi parrà e, sse torna qui, glel dirò io.
A più altri
chapitoli non ti fo (risposta) perché non mi pare sia di
bisongno: fa quanto tu credi che bene sia; e sse voi avete bisongno di
nulla di qua, ditelo per la prima.
Istamane vi scrivemo per lo
fante di
Ridolfo di Lanfrancho e, déntrovi,
una lettera a
Barzalone la quale vi dissi dessi sùbito. Entro v'era una
poliza, la quale àe andare sùbito a
ser
Lapo, sì che se voi non avessi auta
detta lettera, fate d'averla sùbito e date la sua a
Barzalone.
Dite a
Nicholò di Piero che s'egli viene a punto di venirci domane
per
achonciare il
chonto chon
Singnorino, sì cci vengha se vuole; e se
nno, si rimangha a un'altra volta, quando a punto gli verà.
Sarà in questa una va a
Tommaso del Biancho: datela a
ser
Ischiatta
che lla mandi per lo primo che i llà va, e rachomandàtegle bene.
Fate d'avisare
meser
Piero, che m'è stato detto che gli
Otto ànno
voluto da
Biagio di Bartolo Tanfuro una
scritta ch'elgli avea di que'
patti che dichono ànno chon mecho de' fatti del
fondacho: credomi
voranno fare chome fanno molti che domandano e debbono dare, e
su tutto entederanvi tosto. Ditegli che nne stia avisato, e ttu
Margherita
ne parla chon
Nicholaio Martini.
Per questa non végho bisongni dire altro: dite tutto chon
Nicholò di Piero.
Idio vi guardi.
per
Franciescho di Marcho, in
Firenze.
Mona
Margherita, donna di
Franciescho di Marcho, in
Prato.
1398 Da
Firenze, a dì 12 d'
aprile.