Al nome di Dio, amen. Dì 14 d'
aprile 1395.
A questi dì v'ò scritto quant'è suto di bisongno e a dì 2 e dì 12 di
questo ebi 2 vostre lettere e visto quanto dite rispondo.
Per insino a qui niente s'è fatto de la
lana per non trovare il
pregio
vostro. Ora voi dite si dia per
lb
. 17 cento: farònne chome debo ma,
s'altro non fa di nuovo, sarà brigha a trovarneli. Per solicitare non
mancherà e se niente se ne farà saprete.
Non mi chredo partire ora s'altro non vegio e, partendo e non fosse
finita, si lascerebe in buon luogho: inanzi parta il saprete e potrete
rispondere.
Se da
Vingnone sarà mandato
zafferano, e
conto d'esso e si possa
finire, ne farò quanto chomesso mi sarà tuttavia finendo chon prò douto.
Tuttavia, de' fatti altri, non si dè volere sapere più si voglia a
chu
i toccha. E m'è bene stato mandato, poi ci sono, alcune chose e
de la
conpangnia e d'altri e sì mi mandano il
conto a punto di quelo
costa e sì diconno che, sse con qualche
utile posso finire, il facci e
sì si passano d'ongni picola chosa e fare spesso. Se per aventura voi
avessi fatto sì de le
lane, e i' v'avessi veduto
utile ve ne fossi
potuto passare, per aventura sarebono finite e anche potrebono venire
tanto che sarebe briga farne
chapitale. Or tuttavia, di
roba si metta
qui, si fa picholi
ghuadangni ma e se ne fa spessi: chi vuole enpiono la borsa!
Vegio
Andrea è tornato, sia con Deo. Se niente ò a fare dite.
Le lettere da
Barzalona e da
Firenze ebi, risposi loro.
Né altro vi dicho.
Fustani stanno al
pregio usato, dite chome fanno in
costì a
danari e a tenpo. Cristo vi ghuardi.
Tomaxo di ser Iohani in
Milano.
Francescho di Marcho e
Andrea di Bonanno,
in
Gienova.