Al nome di Dio. A dì 4 d'
aghosto 1392.
Iersera n'ebi una tua fatta a dì 4 e per quella ò visto gungniesti costì salvo a dì
2, grazia n'abia Idio. Della chagione perché se' venuto sono avisato per più lettera
che
Basciano non è costì, sarà venuto da poi e cho lui ara' parlato di questi
benedetti
conti che per suo difetto non sono chapitatati e veramente à grandissimo
torto e non è questa l'amicizia e fratelanza ch'io avea cho lui e non à fatto bene
a pigliare ghozzo mecho e non so perché. E sse l'amicizia mia non gli piacie
dovrebbeno ne' fatti della
merchatantia farmi il dovere e io a llui, poi se non mi
vuole né per amicho né per fratello non ne posso altro fare, duolmene e
incresciemene quanto posso. E dicie à preso per ghozzo per cierte parole ch'io
gli scrissi ma questo non è così salvo la sua reverenzia, anzi n'è chagione
fiorini 100
o circha che può perdere chon
Giovanni de Riccho che sse vorrà anchora no gli
perderà e la cosa è sì cchiara non può dire il contrario i però chome sia a
scrittura
de'
libri e di lettere. E bene si dèe ricordare che quando
contò co mecho in
Vingnone, che
montò
lb
. 40.000 o circha, non v'ebbe erro uno
danaro avamo sì bene ne
le cose in punto che ccome giunse disse che da me dovea avere
f
. 1.000 d'
oro e io ne
gli acostai all'orechia e dissegli chome a persona riputtava più che fratello e
ffo ancora. E per cosa che mmi faccia, non dimenticherò mai l'amore e la fratellanza
ch'è stata fra mme e lui e piaciere, l'amore e cortesia che mm'à fatta e faccia che
nno l'ò contro a mme che, sse io dovessi venire infino costà, e conviene io il
facci chiaro chome veramente egli à grande torto a mio parere.
Chome io ti dicho, io m'acchostai a l'orecchie suo e dissili: «
Basciano, i' ò
tanto
danari
contanti che v'affogheresti dentro!». E m'abracciò con grandissime risa
e dissemi: «Ben so che ttu ài
danari assai come colui che mi volea, e credo che
voglia, grandissimo bene, ma questa maladetta avarizia ghuasta ongni cosa e
ghuasterà senpre!». È vero ch'egl'è povera e à gran
famiglia e molte fanciulle a
maritare perché credo la nicistà ch'egli à ad avere il mio gli fa fare questo. Idio
gli dia grazia che ssi riconoscha in verso di Dio e in verso di me.
Chontato che noi avemo mi restò a dare
f
. 664 d'
oro o ccircha, e questi furono i
fiorini mille che dovea avere! È vero fu ll'erro e difetto della sua
famiglia
perché allora venia da
Vinegia dal
fratello ch'era stato malato e ancho n'è la cholpa
la troppa riccheza, che nn'à tanti che non ne sa il
conto. E
chontando noi e mi disse
i' ò mandato a
ppaghare a
Genova in due
chanbi
f
. 750, l'uno di
f
. 500 l'altro di
250. Ora i' non so se ss'à messo a ttua
conto e
f
. 750 o
f
. 500 o
f
. 250: io te
ne metterò in
conto
f
. 500. In chaso ch'egli avesse
posto a ttuo
conto
f
. 750 io ti doverrò dare
f
. 250, e in chaso ch'egl'abia posto
f
. 500 il
conto serrà bene, e in chaso ch'egli avesse posto a ttuo
conto
f
. 250 e
none 500 tu doverai dare a mme
f
. 250. E pertanto tu ssarai a
Firenze e vedrai
i
libri di
Giovanni de rRiccho e, secondo i
libri di
Giovanni, tu mmi
iscriverrai come sta la chosa e acchoncierella. E fu quando
Giovanni era ffalito la
moria era grande e
libri di
Giovanni non si potea vedere ed egli il sa che ffu qui
e attendemo a fagli conpangnia.
Nicolò di Bono ed io di questi fatti non
ci inpacciamo allora che sse ffatto l'avessimo questo non sarebbe intervenuto: non è
mio il difetto anzi è ssuo i però ch'io truovo che del
mese di
giennao e
rimisse
a
Giovanni de rRiccho f
. 200 per non avere i
conti suoi in punto. Ora vuole che
'l male vada sopra di me: vedi come questo è ragionevole e come può dire il contradio
che sso bene a me converà
paghare.
À
Giovanni de rRiccho ongni
danaro che
Basciano gli à mandati a
paghare per me e
di questo non posso dire il contrario né direi perché ssi truova per
conti di
Giovanni de rRiccho posti a
cconto di
Basciano a ppiè de' suoi
conti avuti da lui
f
. 500 in una parte per
f
. 500 posti
contanti i
Milano a mio
conto e
f
. 250 per 255
posti in
Milano a mio
conto. Così dicono le lettere di
Basciano le quali ò
ffatto
copiare: a questo non si può dire il contradio e be llo dèe trovare
Basciano
ne'
conti suoi quando iscrisse a
Giovanni «Poni a
conto di
Franciescho di Marcho
e mio queste 2
partite». Se non è
acconcio la
scrittura sua questo non è mio difetto
e non ne debo patire la pena! Arei creduto che, avendone perduti chon
Giovanni de rRiccho mille in questo modo che a mme non avesse voluto gravare
d'un solo
danaro in però non è ragione e no llo farei a lui né ad altri. E, secondo
che mi iscrisse, e truova dovere dare per suoi
libri a
Giovanni de rRiccho da
f
.
120 sicché per
f
. 130 egli à lasciata che ttanta fratellanza e amicizia si sia franata
un pocho dalla parte dalla parte sua. Non mi pare che ssi porti bene, ancora mi pare
che molto si disonesti in dire che
ritiene que'
danari a
Giovanni de rRiccho
per
danari che
Damano suo
fratello dèe avere da
Piero di Filippo: vedi se questo
è
ragione di
nave che 'l
maestro
paghi per lo
fattore essendo partito da lui. Vedi
quello
Giovanni de rRiccho a fare i però che quando
Giovanni de rRiccho
fallì,
Piero di Filippo ritenne lo
'nviamento per sé ed ebe a ffare con
Damiano
e, sse
Basciano vorrà, questi
fiorini cientotrenta che resta avere da lui,
contando a
me questi 250 che ssono a ssuo
conto per 255 dicie la lettera averne posto a mio
conto, non credo che gli perda i però
Giovanni à pure ancora qualche cosa. E
pertanto preghalo per mia parte e tua e per la ragione che dovea dire prima che
gli piacia volere fare verso di me quello dèe e farà di suo onore che per buona fé
che per 12 tanti
danari i' non arei fatto quello a llui ch'egli a mme. E ò senpre
creduto ch'egl'abia lasciato que'
conti di
Pisa tanto che gli uscisse la malinconia
per questo benedetto ordine che debe avere da
f
. 500 e no sono
f
. 300 se volesse
dire ch'e miei avessono dati e
panni per meno che non aveano da llui. Io 'l feci
con consentimento di
Francesco di Bonaccorso e
conpagni di
Genova che
ssono grandissimi suoi amici i però i
panni s'infracidavano e per mille lettere gli
fu scritto e mai non volle rispondere. Ora à pigiorato i miei di
Vignone e tenuto i
loro chome ttu ssai e pegiorati della
mercatantia che non siete stati forniti al tenpo
e questo tu ssai meglio di me, vedi se à fatto bene.
I' ò scritto a
lLodovico Marini ch'io sono contento ch'egli conoscha ongni
diferenzia ch'egli à con esso meccho che non vi lasano vedere se tti vuole fare
torto, ch'io sono contento che prometta per me che ongni cosa che chonoscierà ch'io
sia tenuto a
Basciano che gliele dia per me. E così sono contento e così i' gli scrivo
in quest'ora e pertanto non mi pare che ssia di bisongno a
Basciano
pegnorarmi i però
che sse io fossi di lungi da lui
1.000 miglia io torner
ei a drieto per fagli
il dovere e a llui e a ongni altro faciendo bene: è di suo onore a non fare a mme
il contrario i però non gliel'ò meritato e bene potea più onestamente venire in su
questo fatto che non à, ma faccia che vuole. A mme è più chara l'amore e cortesia che
mmi fe' mai che non m'è in dispiaciere l'angiuria che m'à fatta o ffa: credo ch'e
pechati suoi e miei nuochano in questa faccienda. Idio gli dia grazia che si riconosca
in verso di me e io in verso di lui.
Io metto in punto e in ordine di mandarti di mandarti ongni
iscrittura e
chopia
di lettera ch'i' ò di questi benedetti
conti e fatti e da
Vingnone arai i
conti suoi e
da
Pisa e, sse inanzi che ttu tti partissi la potrai chapitare cho lui, ne sarò
contento, e quanto che nno, alla tua tornata il farai s'egli vorrà ttutta volta. S'egli
è contento
Lodovicho Marini la conoscha, io farò che
lLodovicho gli prometterà per
me ongni cosa che chonosciesse che io gli sia tenuto: egli è ssuo grande amicho e mia
e buono huomo e no vorrà torre a lui per dare a mme né a me per dare a lui. Non so
ch'io possa dire meglio: se altro vuole da mme io sono presto a ffare ongni cosa che
ssia giusta e ragionevole.
I' ò una volta
paghati a
Giovanni de rRiccho f
. 250 per lui come scrisse per
sua lettera che ponesse a mio
conto e a ssuo. E a questo non piuò dire 'l contrario
in però i
libri e le lettere sono in piede come che io credo che ss'egli il vedesse
non direbe il contrario. E sse non vuole credere a mme né a ccholoro che ll'ànno
veduto, commetta qua a
Francescho di Bonacoso che vegha i
libri e le lettere
e saranno chiare. Se altro gli paresse ch'io abia a ffare sono presto.
Io credo che
lLodovicho Marini abia veduto la lettera overo i
libri di
Giovanni de Riccho e cche a
Basciano ne scrivesse per sua lettera in però la
mi mostrò e parvemi informato di questi fatti meglio di me. Righuardi quelle lettere
ch'è circha a 2 1
/2
anni che gliele scrisse e troverà a punto come la cosa sta che
sse bene mi ricorda egli scrisse a punto il vero. E ss'egli volle fare quello debe
faci di
copiare di quella lettere e mandigliele a
Genova a cciò che
lLodovicho sia
meglio informato della verità i però non si può ricordare d'ongni cosa sta tanto
tenpo fa: ora mandi egli detta lettera e ricorderassene meglio. Non so che altro
bisongni dire intornno a questi fatti né altro che per ora mi ricordi. Quando tu
ssarai qui tanto istaremo insieme che noi vedremo il
conto tuo, daremo ordine a
ongni cosa che ssarà di bisongno e io metterò, in questo mezzo s'io potrò, in punto
ongni
scrittura sicché io l'arò presta alla tua venuta. Pensa pure a ffare quello ài
a ffare costì presto e indugia il più che ttu puoi a farti
rimettere que'
danari
che ssono a
Genova o che ttu gli mandi loro a
paghare come ti parrà che ssia il
meglo chome che per correre meno rischio. E mi parrà meglio di mandargli loro a
paghare in però mi vuole ricordare che mal volentieri que' di
Genova che ffaccino i
fatti miei mal volentieri mandavano a
paghare costì
danari. Fa cchome ti pare e
come credi che mè sia e me avisa di tutto e ffa' di scrivere spesso mentre se' costà
e ffa' di scrivere a' miei di
Genova. E ss'eglino ti richiedessino di niente,
facci quelli ti diranno e per simile modo se ttu ài bisongno richiedili e simile que'
di
Pisa.
Erami dimentichato dirti che sse
Basciano mi vuole domandare o da mme o amici
niun'altra cosa dinanzi a
Lodovicho il faccia e io staròe a rragione cho lui d'ongni
cosa che ffarà bisongno. Io andrò infino a
Genova, perché male volentieri v'andrei
per più
danari che non sono questi, ma per fagli ragione per rimanese suo amicho e
sse mecho si vuole
abochare là sono presto. Ancora m'era uscita di mente dirti
un'altra cosa: egli è vero che io scrissi a
Basciano con sichurtà, come a
fratello magiore ch'egli è ora, pocho onore glie ne seghue avere tenuto parechi
anni
a
Giovanni de rRicco questo cotale resto e intorno a ciò gli dissi quello che
mmi parve e grande amore ch'io gli portava mi gliela fe' dire. Egli mi scrisse
una lettera dolendosi di me ch'io i riprendea e dicieali cosa che basterebbe
ch'egli fosse nuovo
fante. Io gli rispuosi com'io seppi rimettendomi in lui
a domandandogli perdono se io avea fallato tanto quanto seppi: da lui mai ebbi
risposta sicché per me non è rimaso dove io abia conosciuto che ttanta amicizia
quant'è stata tra me e lui e dalla mia parte non si perdé. Ora io potrei fare
che
Basciano od altri mi volesse bene: mal suo grado io pure ne voglio a lui e
vorrò sempre e faccia come gli pare.
Io farò
copiare questa parechie volte e manderòlla a tte e ssimile a
Lodovicho Marini e così farò a
Boninsengna a cciò ch'ongni uomo vegha questo
fatto. Io mi ricordo di tutto questo fatto chome se ffosse stato iersera e pertanto,
se tti parà di mostralla a
Basciano, sì 'l sia in però che non mi churo ch'egli né
niuno vegha la pura verità. A mio parere se altro ffosse senpre sono e sare' presto
a tornare indrieto e fare il contrario. Idio me ne
paghi s'i' dicho il contrario
della verità! Secondo il mio parere farà bene
Basciano a dirti ongni sua
ragione
ch'egli à co miei di
Pisa a cciò ch'io od eglino la possono finire. Io non
so vedere dove si pigli questo errore che di
f
. 300 o circha ne fa
f
. 500 e 4
peze di
panno furono quelle che ssi
venderono di suo a minore
pregio che non iscrisse:
è suo difetto e non è nostro. I' ò fatto come vorrei fosse fatto per me: se è ragione
ne porti pena, sono presto. Altro non so che possa dire, se altro paresse a
lui diràllomi.
Scritto insino a qui n'ebi una tua fatta a dì 5, rispondo appresso. Farò d'avere
da
'Ntonio Alamanni f
. 10 buoni e ghuarderògliti tanto ci sia sanza farne
altra
scrittura. Piaciemi che ttu dia ordine chostì di fare quelo che ài a ffare che
qui vengha quando ti pare.
Piaciemi che ttu abbi parlato con
Basciano e che cho lui
conti de' fatti di
Vingnone
per modo che con
Ganino abia sua
ragione. E piaciemi ch'egli mi scriva e ch'egli mi
dicha di quello che ssi duole di me o di
Stoldo e sse io ò falato, o io od egli,
sian presti a ttornare all'
amenda e che di boccha ci dichi tutto quando ci sarai.
La lettera del
padre di
Gianetto diedi e alla sua gli farò questi dì risposta. Dì
a
Basciano che sse io avesse creduto o credessi ch'egli avesse a piaciere di vedere
mie lettere
io gli arei iscritto in quest'ora: ne gl'ò scritte parechi e mai non mi
rispuose. Salutalo per mia parte e tuta la sua
famiglia e sse vedi la donna salutala
per parte della
Margherita e mia. Rispondi, che Cristo ti ghuardi.
per
Francescho di Marcho il
Prato.
Tieri di Benci, in
Milano. Propio.
Parla sopra i fatti di
Basciano della quistione che à cho noi. Da
Firenze.