Dirovvi quello ho fatto poi fu' qui, più brieve potrò.
Fui al
notaio de'
Regolatori, e seppi nulla vi s'era poi
fatto per li avversari: se non ch'è dato ora ordine
d'isaminare i lor
testimoni, cominciando
mercoledì a
nona.
Ritrovai
Guido: dicemi,
Andrea Betti gli ha molto parlato, e
simile
Tommaso Rucellai, e altri; e come si fanno pur di
buona terra: e simile di
Francesco Federighi, che
fra l'altre gli disse, ch'avea auta vostra lettera, che
gli piacque. E conchiuse
Francesco a
Guido così: Io vorrei
noi prendessimo tempo d'esser insieme, se potessimo fare uno
fine a queste cose. E aggiunse, che
Giovanni d'Arrigo glie
n'avea parlato, e pregatol dell'accordo, ec
.. E anzi che
Guido
mi dicesse la risposta ch'egli diè a
Francesco, io dissi a
Guido: Io mi meraviglio che
Giovanni prieghi di quello che
Francesco va fuggendo, cioè d'accordo; perchè ha ragione
chiara: però che
Francesco di Marco non si travaglia con lui
perchè l'ha poco aiutato, o non punto, in questa quistione;
ma, come vicino a coloro, arà detta qualche buona e dolce
parola; e coloro, per acconciare i fatti loro, l'aranno presa
per
ambasciadore di
Francesco. Or
Guido disse: Checchessisia,
io m'ingegnerò far
Francesco salvo, con meno danno potrò, e
con più suo onore. E ove tra costoro e me non sia accordo, io
son disposto a far ragione e giustizia su per lo filo; e sia
che vuole. E a me disse: Guarda pure s'egli ha ragione.
Rispuosigli mio parere; e verso lui dissi, per vostra parte,
parole di grandissima reverenza e amore verso lui. Dio
piaccia che questo affetto e amore buono ch'egli ha a voi, vi
stia sempre a cuore, solo in amare lui, e non in altro: chè
se una rimunerazione d'un grosso voi pensaste, non sarebbe
mai vostro nè amico nè benvogliente; egli è così fatto.
Fui poi a
messer
Torello, e dissigli un mio pensieri e
piacquegli molto; cioè, di fare due di quegli punti ch'io
feci a que' Savi, e assettargli anche meglio, e mandargli per
uno
fante a
Bologna, che tornerà in sei dì, a due gran
Maestri che v'ha. A questo fine, cioè; che se il
consiglio vien per noi, mostrarlo a
Guido, per dargli
baldanza contr'agli avversari; e potrebbevi nell'accordo
valere assai. E dove ci venisson contro, non dir nulla a
Guido; ma sollicitarlo dello
staglio. E 'l
costo di questo
fatto sarà circa
fiorini x, tra 'l
fante e' consigli
suggellati. Ora a questo modo mi vengo assottigliando in ciò
ch'io posso. Attenderò tra stanotte e domane far questi
punti, sì che
mercoledì possa andare il
fante: e tenetelo ben
segreto. Honne detto con
Istoldo stasera, e piacegli; e
dicemi, i
denari sono presti: e se avesse detto altrementi,
are'gli fatti da me, perchè ci è entro molto bene, al
parer mio.
Poi che sono per isaminare,
mercoledì piacemi ci siate a
terza, o a
toiano, quel dì, e andiate poi il dì (chè la
mattina non vi fiano) a'
Regolatori, a dolervi dolciemente di
questo indugio, cioè che tanto si pena a disaminare; e come
tutte queste cose si fanno per occupar tempo, e per
istraccarvi, ec
.. Altro non ci ha che dire. Non temete, e
lasciate queste cose fare a chi ben vi vuole. -
Lunedì sera.
Parmi, quando
Andrea Betti parlò a
Guido, non avea ancora
auta vostra lettera. Halla auta poi.
Solo una cosa resto a dire. Dice
Guido, che costoro
disiderano e cercano pure, che acciocchè si ragionasse,
voi vegnate a rimanere co loro alle
prestanze, a quel
poco o assai che
Guido dirà. A questo rispuosi, che prima
perdereste ciò ch'avate al mondo, che avere ad andare a'loro
giudicii, al
rifar delle
prestanze, o esser mai con loro
scritto a nulla. Dicemi ancor
messer
Torello, che se non ha
gli occhi a rivescio, che a ragione voi dovete vincere: e
quel medesimo parve sempre a me.