Ieri rispuosi a una vostra raddoppiata con pezzo di
foglio; e
quella bastava. Se non che ora ricordandomi di voi in mio studio, e sono
sanza faccenda perchè è
festa, da capo vi fo questa. E la cagione è, che
Barzalone è gravato a morte, e forse è ora morto; come che per tutto 'l
dì d'ieri niente ne seppi: se non che
Francesco di Matteo, che ci
era per quelle
gabelle del
testamento di
Niccolò, mi disse che il dì
dinanzi avea auto grande travaglio. A me ne parve quando il lasciai,
secondo il grave caso, lasciarlo assai bene. E di voi ragionammo assai; e
dissigli che se nulla gli mancasse, che io mi leverei in collo tutto 'l
banco
vostro, ec
..; e da vostra parte e
mia molto il lasciai consolato. E' morìa volentieri, e in molta
pace; ch'era una divozione a vederlo. E dissemi avea de' vostri assai
danari, e che nulla mancava; e ch'avea renduti vostri
danari e vostro
quaderno a
ser
Conte. E rimanemmo che
medico da
Firenze non
chiedesse, però che a questi mali non faceano nulla; e che se pur lo
volesse, nol potrebbe avere. Da poi ci hanno pur mandato sanza mia
saputa; e non l'hanno mai potuto avere, niuno niuno, nè per amor nè
per
danari. Spero pure Iddio ci farà grazia di sì fatto uomo; che mai non
cognobbi suo pari nel tristo mondo in che siamo; nel quale, de' mille gli
novecento vivono col viso a terra come i castroni, e pieni di follie e di
mali pensieri. Bene gli vidi intorno gente ch'attendeano arraffiare, come
per altra vi dissi.
La
vendemmia ci s'appressa molto, e oggi attendo qui tre
some di
bianco da
Quarantola. A
Prato vidi
ser
Baldo; e non mi ricordai
domandarlo che ordine si dà alla vostra: benchè i Pratesi la sogliono
molto indugiare; ma ora non penso passi la
fiera. La Scrittura dice: Fa'
che dei, e sia che può. Ed è messa in proverbio. E però non abbiate a
male se, nella morte o infermità di sì fatto uomo, io miscolo le cose vili.
Se volete vada a
Prato e al
Palco a ordinar nulla, nullo rispiarmo fate di
me. Io ho grande diletto di questa poca della vita Iddio mi presta ora,
perché pur servo assai amici sono di fuori, di leggier cose mi
richeggiono. E fatti dello
Spidale sono in buono ordine: e facciamo con
note come voi: ma a niuno si chiede nè fa or novità: sì ch'io ho un poco
di tempo.
Francesco m'ha promesso darvi due
moggia di
grano; che, perché vale poco o nulla, pare si cavi
l'anima: e ha speso il resto, che l'ha
venduto, per la 'nfermità della
moglie vezzosa: e niuno guadagno al mondo ha, se non quella
ricoltella.
Se volete gli scriva nulla per voi, grande voglia mi dice arebbe di
servirvi. Egli è pur dassai e pratico, e non fa nulla; e penso, per onor
suo e mio, vi sarebbe fedele: e ha l'essempro innanzi di
Simone, che
amate perch'è buono; e
Matteo odiavate perch'era cattivo. E così feci io
e fo. Iddio li perdoni. Ma voi mi conoscete: pregovi che per amor di me
non facciate nulla contra l'animo vostro: chè male ve ne 'nterverrebbe
agevolmente.
Mandovi uno sommario del
testamento di
Meo Cambioni: so non vi
bisogna così in fretta, ma per consolarvi. Ma quel che è il bello, è una
nota dello stato suo, tutto d'ogni canto e d'ogni parte, che e' mi lasciò di
sua mano; come io dissi già con voi, che faceste voi in uno quaderno
segreto, ec
.: ma solo il legger delle lettere non ve lo lascerà mai fare;
tante n'avete ogni dì! Se bisognerà, e io viva, staremo una volta in uno
monistero quattro dì rinchiusi, voi ed io; e farello. Nè altro so che mi vi
dire.
Di
ser
Schiatta e del
figliuolo non so novelle. Iddio faccia lor grazia, per
la santa misericordia e bontà sua. E a noi
conceda amarci insieme
nell'amor di Dio insino alla morte; e che conosciamo più l'uno dì che
l'altro la pazzia degli uomini, che mai non pensano alla morte: che se
ogni dì ci facessimo morti, oh quanti affanni, quante doglie, quanti
dolori, quanti pensieri porremmo da parte! e aremmo sempre la mimoria
di Dio innanzi, che ogn'ora, ogni punto, fa grazia a noi di sostenerci la
vita. E noi, ingrati, di lui mai non ci ricordiamo. Per
certo e' ci batte ora, e con misericordia, come ottimo padre.
Confortate monna
Margherita: e di ciò che Iddio permette, a lui si renda
laude, gloria e onore
in secula seculorum.
SER
LAPO, die
s. Bartolomei, XXIIII
ogosto.
Sommario del testamento di Bartolommeo Cambioni.
Bartolommeo
testò primo di
luglio 1400.
Imprima, elesse sepoltura a
Santa Maria Novella, se comodamente
si potesse.
Lasciò che chi avesse avere, fosse
pagato da' suoi
esecutori, alla
conscienzia loro.
Lasciò si maritino due fanciulle, e
lib
. L per questa cagione per
sodisfare al
testamento del
padre.
Lasciò, per la
esecuzione del
testamento della
madre,
lib
. L si diano per
Dio.
Fe memoria che ha tre
libri, ove sono scritti tutti suoi fatti; e una nota
che mi lasciava di sua mano; a' quali tutti vuole si dia fede.
Alle
mura di
Firenze e a
Santa Liperata,
soldi XX. Lascia a
Ricordato, auti da lui non licitamente,
fiorini XX.
A
Paolo Bertini, in detto modo,
fiorini XII.
Lascia, per incerti o
cambi o altre cose non licite,
fiorini L si diano per li
esecutori o allo
Spidale nostro, o maritar fanciulle, come parrà agli
esecutori.
Lascia alla
moglie la
dota sua, in quanto egli abbi da
Paolo
linaiuolo uno
resto c'ha avere; e ch'ella sia
vestita a bruno.
Fa
reda i
figliuoli; e se morissono anzi a' XVIII
anni, fa certi lasci a
ser
Pieraccino e monna
Bice e monna
Benedetta, a lor vita. E fa
reda lo
Spidale nostro.
Esecutori, Voi e
Francesco Cambioni,
Galeatto (ch'è morto),
Paolo Leoncini,
ser
Piero (ch'è morto), monna
Bice, e la
maggior parte de' vivi, con piena balìa come ha egli.
Tutori de'
figliuoli fa que' medesimi; salvo monna
Bice non può esser,
ch'è femmina.