Sono molto contento ch'io vi scrissi, e più caro m'è la risposta.
Veggio ch'io vi trafissi un poco: ma so bene, e ho provato, avete buono
capo, e non leggiere. Dice uno Filosafo, che a voler dirizzare uno legno
torto, che acciò che torni ritto, si vuole non rizzarlo, ma piegallo
altrettanto a contrario; che poi viene a sua dirittura. Così penso avverrà
di colui cui io amo cotanto. Ma certo tenete, che voi mi dite il vero. E
temo e piango alcuna volta, per non esser il ricco: che io nol so in
Firenze maggiore; però ch'io ho pieno il capo di ciò ch'io voglio, e
avanzami
roba; e più non cerco nè disidero. Or trovate voi chi abbia più
danari di me: e però m'avete con la verità umiliato; e certo di voi mi
fate pensare assai bene; e che spesso siate con la memoria con Dio: e
questo vale assai, anzi è il tutto. Ma non si può negare che i troppi
intraliciamenti vi tolgono molto buone e spirituali consolazioni.
Se per la vostra tornata ho a venire o stare, o nulla fare, ditelo. Eccomi!
A
Domenico dirò l'effetto di questa. Una cosa fate, per Dio; pigliate tutto
in pace, e alzate il cuore e gli occhi a Dio; e vi salverà. Iddio aiuti monna
Margherita. La notte di
san Piero stetti sei ore per morire, presenti
i vicini che piagnevano. Ancor sono qui: e allora seppi com'era fatta
quella
malvagìa: e non si trovò mai
succhiello, se non da vicini, che n'ho
parecchie. -
SER
LAPO, alle 24 ore, al
Proconsolo, XXX di
giugno.
E odo uno ne viene costà domane: però la mando
a
Stoldo testè. Se ci fosse più presso,
chiedere'vi de'
gamberi,
chè non posso mangiar nulla. La
Tessa era et è in
villa; che l'ebbi molto
caro, perchè è poco sana.
[Scritta sulla stessa lettera del Datini, ch'è questa:]
[OMISSIS]