Io sono contento di ciò che Dio ha fatto o farà del mio
figliuolo, che certo io l'ho messo più che mezzo a uscita; udito che
poi giunse non fu mai sanza difetto, e inteso, d'altrui che da
Simone, la grande mortalità e subita v'è giunta; che sola la paura
al giovanetto non usato, è sofficiente cagione ad aitarlo perire. E
comunemente ne'
garzoni per natura la paura delle mortalità è
grandissima. A
Simone non ne scrivo nulla, chè non so che; poi
che
Simone sta sanza paura di queste cose per sua usanza. Solo
lascio fare a voi quello parrà a voi vi s'appartenga per amor di me,
che sono pur padre; cioè, intorno a farne voi un verso o una
interchiusa a
Simone, che di
Pieraccino abbia cura, e se 'l vedesse
troppo isbigottire, o che i suoi pari cadessono molto, se li paresse
a mie spese rimandallo a
Genova, se al
garzone desse il cuore fare
il pileggio; perchè dice mai non è stato sanza duolo di capo. Tutto
commisi e ho commesso a Dio, c'ha più cura di noi non crediamo.
E a voi fo questo ricordo, per non parere crudele de' miei
figlioli,
che non sono, ma per fare dalla mia parte quel pocolino ch'io
posso, per lui che m'ha sempre ubbidito. Cristo vi guardi. -
LAPUS vester.