Cristofano carissimo. Ognora mi rinnuovi allegrezza, e aggiugni alla nostra
amistade più legame, quando veggio che non solamente me ricevi e tieni
volentieri nella mente, ma eziandio delle mie lettere, che più tosto sono
cedole, fai festa nell'animo, quasi vedendo loro in mio
cambio e come me propio.
Il perchè volentieri m'affaticarei in qualunche tuo caso, pur ch'io sapesse in
quale, o in che bisogno; pensandolo fare per fratello, o per colui che m'è come
mezz'anima. E per tuo amore
ora disiderrei, per poterti bene consigliare o confortare, avere più di
quello sentimento e bontà che mi manca, e saperti dire che avessi a fare intorno
alla differenza con
Francesco, che non vuole passare alla persona
fiorini 600; e
intorno al tuo non venire ora qua, pe' cenni o sospetti s'hanno di mortalità.
Ora io ti dirò poco, chè 'ntendi bene; e ancora il poco mi piace in ogni cosa,
ma che fosse buono. E dirotti ciò che dall'animo verrà, sanza molto pensare del
modo; ma come l'animo metterà alla penna, così sarà scritto: però che con
l'amico nulla si dee fingere nè pensare, ma in pronto palesare ciò che dentro
ispira, sanza coverte o copriture: chè così puramente tengo facci meco. Arei
voluto che più tosto m'avessi avvisato del fatto de' 600; che n'hai un poco
colpa dello indugio: chè d'avventura io ci arei posto, e ancor penso porre,
aitandomi la grazia di Dio, buono rimedio. Ella pur suole, per la sua bontade,
aitare le buone volontadi. E quanto sanza udire l'altra parte, mi pare abbi
cagione di lamentarti con
Francesco. Egli è questo dì in gran travagli, perchè
la
figliuola, ita a marito, è ritornata oggi al
padre, come s'usa: e fa in
Prato
cose infinite, all'usanza anzi a soprausanza. A tempo l'arò; e simile
Luca: e
penso ne sarà quel ch'io vorrò; chè vorrò al pari il bene di catuno. Seguita il
bene adoperare, e in fede; avendo sempre l'occhio a Dio, come ha alla mira chi
saetta; se traessi eziandio per 400: però che tu vedi,
Cristofano mio, la vita
brieve,
la morte intorno, l'etade tua calare, le membra indebolire: e dèi e tu e io
e gli altri omai aver conosciuto questo mondo per quel che vale; e che vale al
capezzale aver molto arricchito la
reda, o datole il bisogno a bastante
onestamente. Io veggio tanti viluppi in queste vostre mercatanzie, ch'io penso
che molti ne venghino a morte anzi ch'abbino conosciuto quel che fanno. Io
credeva che avessi diletto di far fine a tante noie, e tornassi di qua a
prendere un poco di riposo di mente, e con Dio alle
chiese, e cogli amici e
parenti tuoi; innanzi che morir costà, o invecchiarvi: e veggio trapassi più
oltre per tema della mortalità. Non te ne so dir male, poi che tutto 'l mondo
dice Buono è fuggire, buono è andare dov'ella non sia! come se Dio ci avesse
tracutati e abbandonati! Il quale ci fe o criò di niente; e se 'l corpo fe di
terra, almeno l'anima fe di nulla. E veggiamo ci dà l'essere, il vivere;
intorniaci, e facci aitare consigliare e confortare e predicare di far bene e
ritornare a lui: e pensiamo poi, che la morte si campi per fuggire di luogo a
luogo, come s'egli avesse il vedere corto! E almeno, chi fugge migliorasse vita,
vedendo gli amici e'
parenti morire! ed e' fa il contrario; anzi, giucando e
vaneggiando, e perdendo l'anima quando è più tempo d'aitalla, dice va fuggendo
la mortalità! Che è una scurità a udire la paura ha già
Luca; e non sa perchè: e
veggio la natura sua nol lascia assicurare: e veggiolo mosso e fuggito al primo
vicino o domestico che ci muore. Certo,
Cristofano, qui ha pochi malati, o
niuni; benchè con segno ci siano morti pochissimi. E ogni
anno sta la gente in
questa tenebria; e se n'abbino il danno! chè se aremo l'occhio a quella luce
che allumina i buoni, non staremo in tanta gelosia; ma operando bene, ci
raccomanderemo a Dio, e pregaremo ci chiami, poi che a chiamar ci ha,
quando fia il meglio delle nostre anime.
Tornando al primo fatto, io ho udito che tu hai passate più
commissioni, e
malagevole l'ho creduto; ma ho taciuto: quando hai più carico non t'è suto
imposto, quando meno; quando sanza sicurtà, che t'era detto; e quando con
sicurtà, che t'era vietato. Se così fosse il caso, vorrebbe strignere più il
salaro o 'l patto della
compagnia; se fosse altrementi, faria male chi ti vuole
tenere il sudore tuo. E seguita pure il bene, e con esso vinci il male; però che
i falsi detti, o falsa cosa, dura poco. E infine da
Francesco arai certo tuo
debito: così ti prometto, per ogni forza che ho, s'io vivo. E
Piero ti sia, in
mio nome, figliuolo fratello amico e servidore, come sarei io; e raccomandotelo:
di cui ti prego, se hai mai tempo, mi scriva come ha fatto da un
anno o dieci
mesi in qua; che tanto me ne confortasti. E se me ne dèi dir bugia, o folle
conforto, pregoti non me ne scriva; però ch'io mi sento atto a pazienzia d'ogni cosa
di lui mi dirai. Ben vorrei che tu ed egli tornassi omai. Benedillo da
mia parte. Guardivi Dio. -
LAPO MAZZEI not
. xxii
novembre 1407.
Di
messer
Salvestro nostro m'era dimenticato dirne. Egli è strano a questo
paese: e non ha scienza, nè capo d'acquistarne molta: uomo leno e pieno di
fantasie, con tutto e' sia di gentile aspetto, e pura persona, e onestissimo.
Parmi tenace del suo: e non so come si può recare nella miseria si reca, degli
aberguzzi ove torna. E di fatti d'anima, almeno di
prestare a
usura, si cura
poco; più tosto per non credere del peccato vi sia entro, che per altra malizia:
e va sempre solo per
la terra sanza compagnia. E sempre gli fo quella festa e quello amore e
compagnia ch'io farei a te propio. Non vuole
famigli. E ha suoi
libretti d'astrologia;
e viensi così avvolpacchiando. Gran cagione il fa così fare; e
strana natura che ha, gliel patisce. E' ti vuole molto bene, e duolsi no gli
scrivi e no gli mandi suoi
libri e cose. Io glien'ho
accattati alcuni; e sono
uno suo rifugo e ricorso, grazia di Dio, di cosa che e' voglia, ed io sappia e
possa.