Cristofano carissimo. Io ti richeggio e prego, come fratello e amico, che
ti piaccia dar modo il più tosto che puoi che
Piero vada a
Valenza, se tu o egli
o l'uno di voi se ne contenta; e sia per uno
mese o per due, sì che muti un poco
d'aria; se e' potesse esser ch'egli tornasse
sano, o andasse almeno a provare se quella stanza gli par sana per lui. E
benchè questa andata sia di tua noia, e
costo suo o mio, se altra cagione non
hai da mandallo per la
compagnia, et e' sì sia. Io veggio che ogn'
anno egli ha
infermitade; or
rogna, or
terzana, or piedi, or sotto 'l braccio, or si trae
sangue. E se di questo non dovesse uscire altro frutto, almeno vedrà
Valenza; e
vedrà i
compagni e
fattori di
Francesco; e non perderà in tutto il tempo, a
provvedere e considerare lo stato della terra e di quella
compagnia. E benchè a
te sia questo noia, io ti prego ti sforzi o con colui d'
Arezzo c'hai, o con
mandare per altre che a
Valenza sia, che sia teco. E non mi pare che per questo
tu n'abbi a dir nulla, nè tu nè egli, a
Francesco di Marco; però che puoi e dèi
potere avere delle cagioni buone, o presso a buone, per lo
fondaco e
compagnia,
che dèi potere la cosa condurre qui. E
Francesco m'è tanto caro, che pur
sapendolo, l'arà per bene da te e da me: ma no lo richeggio ora, per non
occupar tempo; e io sto pur in malinconia che
Piero sia infermo. Io te ne prego
quanto so e posso, pur che
Piero se ne contenti; e a me ne fara' gran piacere, e
alla
madre. El servigio non pare grande, se l'amico non si isconcia. Io te ne
gravo, e voglio e aggravoti gli mostri questa lettera, se è vivo: ch'io non so
perchè a noi n'è entrata assai malinconia. E fatto arò per lui quel ch'io
posso; Iddio farà l'avanzo, che non fallisce mai. E vada o per mare per buono
passaggio, o per terra con buona compagnia; chè se ne dee trovare. -
SER
LAPO tuo. xxx d'
aprile.