Onorevole mio maggior padre. Io hoe riceuto a dì 9 di
marzo vostra lettera,
alla quale rispondo.
In prima, a' fatti di
Falcuccio e di
Michele suo
figliuolo farò, valicato il
termine, se
Barzalone mel lascerà fare, quanto mi scrivete e avete iscritto: e
tutto dì ci ho sollecito.
I
sindachi alla
eredità di
ser
Schiatta sono chiamati; e so che sapete che
sono
Mannuccio di Lovico,
Ridolfo di Lanfranco,
Migliorato di Marco,
e
Andrea di Pavolo. Per ancora non hanno fatto nulla, perchè
Migliorato
istae per suoi fatti a
Firenze, che hae la
chiave della
casa di
ser
Schiatta; e
non si può fare nulla, se non s'ha la
chiave, e torni qui. E così non vi posso
mandare la
copia della fine tra voi e
Niccolò: sicchè non vi meravigliate se non
ve l'ho mandata. Quando la potrò avere, ve la manderò subbito. Che mai non viddi
maggiore istento, che quello di esso
Migliorato, a non potere andare per le
iscritture altri hae di bisogno: e ogni uno se ne duole; che non tocca pure a
noi. Come seguiranno le cose, così v'avviserò. -
A' fatti dello
Abate, hoe fatto fare il comandamento al
lavoratore della terra,
come ebbi le
scritture da
Conte, che ci dovesse dare la parte de' frutti dello
anno passato, che sono XIIII
some di
uve e
staia quattro di
lupini e III
dodicine di
lino o in quel torno, E quando credo l'arreghi, et egli come buon
garzone, esso
lavoratore, se n'andò all'altro di
Biagio del Sozzo, il quale
dice che tutti i
beni sono dello
Ispidale s'apartengono a lui; e hanno fatto che
innanzi gli abbia, si faccia
compromesso dello
ristoro si debbe per l'una parte
ad l'altra col
Podestà: dicendome al
Podestà, che egli non sono questi
beni
dello
Ispidale, e che esso
Biagio non n'hae a fare nulla, e che lo
Spidalingo,
nè l'
Abate è oggi, non me ne fanno egliono quistione niuna; e che non è bene nè
ragione a fare quello mi fanno a
petizione d'esso
Biagio. Or nondimeno sonne
istato con
Barzalone e
ser
Conte, e dettolo loro: e abbiamo deliberato, in caso
lo
Spidalingo che è oggi voglia, di farlo; e chiamerò
ser
Conte per la vostra
parte. Come si farà, per altra vel significherò.
I
sindachi d'esso
ser
Schiatta solliciterò, che presto
denari del suo si
facciano, acciò che siate
pagato; che è arciconvenevole.
Ricordovi che
messer
Piero de' Ranaldeschi, il quale è
istato tanto tempo incredolo, per le sante prediche hae fatte questo
discepolo di frate
Giovanni, è ito a
Firenze a ricresimarsi, con altri di
porta Fuia, i quali seguivano il suo esemplo: che vi debbe essere uno grande
allegeramento alle tante fatiche avete oggi più che mai. Io non credo mai vedere
il die io vi rivegga. Iddio, per sua piatà e misericordia, faccia qua ritorniate
il più tosto, che meglio sia per voi e di chi v'ama.
Raccomandatemi a monna
Margherita: e così mi disse la
Dialta per sua parte ve lo
scrivesse, a lei la raccomandasse Tutti vostri amici e
parenti e mia
famiglia,
che sono rimasi, siamo sani, e così tutti altri di qui. Data in
Prato, die XIII
di
marzo.
Per
UBALDO DI VESTRO, tutto vostro.
Francesco di Marco Datini da
Prato, in
Bologna, suo maggior padre carissimo.