Francescho di Marcho da
Prato.
Andrea di Giovanni da
Prato, di
Genova, salute. Annomi scritto
quelli vostri di
Genova più volte, che vi maravigliate, che mai poi mi partii non vi scrissi.
Sapiate ch'io ò scritto a voi e a lloro risposto jer più e più lettere. Mostra che voi nè loro le
abiate avute. Non mi maraviglio, ch'io sono sì fuori di mano, cioè di strada, che per questo
penso non siano estate date, e anche le genti dove sto sono grosse e fugono fatica. De li
denari loro e voi mi prestaste, ciò sono in tutto otto
fiorini, de li quali avete scritta di mia
mano, non li ò ancora loro dati per certi accidenti che sono accaduti; e per questo venni in
Genova a scusarmi a loro e per scrivervi, ma in breve penserò di darli loro.
Prego mi salutiate monna
Agnola mia
zia da mia parte, e ditele che non posso al presente
mandarle
Antonya mia
figluola, chè la
madre n'è troppo tenera, e che non si dia malinconia di
me, imperò ch'io sto bene, con la grazia di Dio, e credo venire quando verrò a
Prato, se Dio mi
dia vita, per modo che ela ne sarà alegra e onorata; e dite che saluti da mia parte
Nicolò
calzolaio e monna
Chatarina sua donna. Del fatto del
vangelisario diceste volevate vi scrivessi,
possovene servire, ordinando voi con
Andrea di Bonnanno d'avere le
carte e l'asemplo.
Sopra tutte cose raccomandatemi a
messere
Piero Ranaldeschi, e se d'alcuna cosa avete
bisogno di me, scrivetemelo, ch'io sono vostro.
Per lo vostro
Andrea di Giovanni di Lotto da
Prato. Fatta in fretta,
Fatta dì XXVIII di
febraio.
Francescho di Marcho da
Prato ni
Firenze o dove fosse, proprio, sia data
1389. Da
Genova a dì 9 di
marzo.