Al nome di Dio. A dì 21 di
lulglo 1395.
La chagione di questa si è che
Barzalone ène suto ogi qui a me
e àmi letto una lettera che ttu mi mandi, la quale m'à fatto molto
maraviglare che ttu ti maravigli ch'io no' t'òe mai iscritto: chol
Fattorino né cho' niuno òe preso isdegno niuno, e di questo mi maraviglo
donde questo muove.
Nicholò di Piero è suto ogi qui e àmi
detto che ttu gli scrivi che mi domandi chome questa
famigla si
porta: ògli detto la verità, che, a mio parere, ànno fatto bene. E 'l
Fattorino t'àe più volte iscritto quelo c'è istato di bisogno, e 'l
Fattorino è tornato ogni sera molto tardi, chome tu sai che è d'usanza
di chi lavora di fuori, e sai che
Meo ène suto di bisogno che dorma
al
Palcho e alla
Chi
usura insino che il
grano è suto arechato a
chasa, e la sera egl'àe a
cenare e a ghovernare le
bestie. Le notti sono
pichole ed i' non ò veduto il bisogno di farti queste lettere,
chom'io soglo, e non ò presa quela diligenza ch'io soglo: e questa
ène la chagione e lo perché io no' t'ò iscritto; se ci fose istato niuna
chosa di nuovo, se avesi dovuto veghiare insino a dì, te l'arei iscritto.
Io ti priegho che tu istia cho' meno manichonia che ttu puoi e diène
meno a me, chè tu puoi, inperò ch'io no' poso più tanto: mi sento
trista e tu sai chome tu mi lasciasti, perciò che tu sai la 'fermità
ch'i' òe auta e questa
astate m'àe atecata afatto.
Franciescho, io ti
dicho che, a mio parere, tu puoi vivere sanza darti niuno pensiero o
manichonia delle chose di questa
chasa, perché n'ò magiore pensiero
e magiore solecitudine che quando tu ci sène: credo tenere sì fatti
modi e tenere per sì fatti modi la
famigla, ch'io no' riceverò verghogna
niuna, a mio pare
re, e chosì piacia a Dio che sia.
Il
sottanelo per mon'
Ave òe dato a
tignere e follo fare
nero,
e lla
Lucia dice che no' ne vuole. Alla
Fattorina ne feci, uno di
questi dì, uno. Abiamo auto dal
Palcho
istaia quatro di
fave, meno
uno mezo
quarto, e uno
istaio e mezo di
vece, e abiamo a
chasa
tutta la
richolta. De'
pipioni avesti
paia 8 e noi n'abiamo manichati
paia 7; io ti disi che v'era alchuno
paio, perch'io no' sòe fare le
milante che sàe il
Sacente e il
Fattorino; arètene mandati domane,
ma è
giovedì; penso che sarai fornito, no' me ne sono churata, perché
se ne sieno andati alchuno
paio; la
chiave de la
cholonbaia òe
mecho e òvi mandato due volte
Fattorino. Tue iscrivi chome
Meo
vengha chostì il dì di
Santo Iachopo, parmi, sechondo il tuo iscrivere,
che tu no' sapi quando è
Santo Iachopo, che gl'è
domenicha.
Domane, ch'è
festa, farò che
Meo favellerà chon quele persone che
gli parà a llui che siano buoni alla facienda, e
venardì mattina t'aviserò
che modi voglono tenere e chi vi verà, e tu ci risponderai
venardì
sera, se tu sarai chontento o nno.
Al
Saccente pare, e anche a me, di tôre le
chiavi a
Piero di Schiata,
perché no' v'àe a fare più nulla e chosì farò. De' fatti de
la
richolta se n'è tenuti sì fati modi che ttu ne sarai chontento. Il
Ghogla
batterà
sabato e chosì m'àe promeso e, se
Meo verà chostà,
vi farò istare il
Fattorino e posc
ia saremo fuori di questa
richolta.
Del trare le
tine del
fondacho, se si potrà, lo faremo inazi che
tu torni.
Niccholaio Martini vicitai da tua parte e da mia, e ischusàmi
e disi e profersigli da tua parte te e tutte le tue chose, e disi, chome
tu m'avevi iscritto, che tu lasceresti ongni facienda per venirlo a
vicitare. Ri
ngroziormi asai e dice che non è di bisogno; egl'àe la
ferbe auta grande e apare a loro uno pocho miglorato: viciterolo
ispeso e in dì in dì t'aviserò chome la
chasa istà. Pare a lui avere
presa questa
malatia per avere patito disagio, perch'ène di questi
che isachano i topi. Perché queste sette sono ttutti per ucidersi insieme,
ed èci venuto, sechondo odo,
Iachopo di meser Biagio Guaschoni
in aiuto di
Marcho di ser Miglorato, perché no' voglono che
niuno bastardo abia
ufici del
chomune e mostra che quelo settaiuolo
di
Stefano Bernarduci, ch'è
gienero di
ser
Iachopo di meser Leo,
àlo
vestito la
setta tua di nuovo, perché sia più ghagliardo a difenderla:
egli stae a spada tratta a difenderla e tutta questa tera ène
in vogha per queste simili chose, pertanto mi sono pocho qurato
perché tu no' ci sia tornato. Questa gente no' ci sono mai venuti e
rade volte ci sono mai pasati ch'io abia veduto, perch'eglino atendono
a questi loro insachamenti che no' si posono andare trastulando.
Il
Fattorino m'àe detto che 'l
Ghabelotto lo domanda tutto dì
quando tu ci sarai: egl'è di quegli e anchora il
Crocha che ghovernano
gli
'sachatori e mostra che la chosa sarà lungha, perché sono male
di
chonchordia quegli di
Prato e que' da
Firenze ghodono e stano
bene ed è sì fatta la
ragione che ogni dì voglono
f
. XII e, tra 'l
salare e le spese, vorebone esere aoperati in vita loro. Farai bene a
venirci una volta se no' t'è ischonco e poi piglerai partito, se sarà
il meglo che tu ci stia o no. A
meser
Piero farò l'
abasciata tua.
A
Nicholaio Martini dicemo de lo
riobarbero quanto mandasti
a dire che no' fose loro freghata. Perchè sono le cinque ore, faremo
sanza più dire; domane ti ristoreremo, se sarà di bisogno, del
fiascho
del
vino.
Arghomento m'àe fatto la schusa. Idio ti guardi senpre.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze.
1395 Da
Prato, a dì 22 di
lulglio.
Risposto.