Al nome di Dio. A dì 23 di
magio 1397.
Questa sera abiamo ricevute vostre lettere e chon esa una andava
a
Nicholò di Piero e una a
Giorgio di Donato e una a
Bernardo:
tutte le demo. Per
Dino del Bodda ti volemo mandare la
zana del
pane; e' no' lla volle arechare; noi n'abiamo auto più manichonia
che non ne avete auta voi, e 'l
pane è ora duro, perché è stato tre
dì fatto: mandero
tene domatina parechi d'ongni fatta; perché i'
chastello no' s'
arenda, fate delle
chofacce, se voi no' sapete fare del
pane. Se a voi mancha
pane, a me mancha
danari ché da niuna persona
n'à potuto avere
Nicholò né d'io. I' ò
achatato istasera d'
Aricho di Chafagio
tre
lire e sarà domane chostì ritta e aviseratti di quello
vale il
grano.
Della
Franciescha non n'è altro a dire: seghuine quanto ti pare.
Di mandarti per lo
libriciuolo mio
isciamito
vermiglio, no' me ne
chontento: io lo voglio nero, se tue me ne vuoi chontentare della
choverta delle
monache no' bisongnia dire, io me la saprei fare io
istesi, ma io no' vi voglio sue né chosa biancha, né rosa, ch'ella
m'abarbaglia: io ve la voglio nera. Priegoti me la facci fare tosto,
perché mi sa male ch'io no' legha l'ore, chom'io mi soglievo.
Le
bestie meteremo tutte quante in pu
nto domane, sì che
quando madrai per ese, le potrai avere.
Al
fornaio non n' ò detto nulla: diroglele domatina. Ramentati
di mandarmi i
mocichini, ilmeno quelli che tti
chonprò
Belozo. Chon
questa sarà una lettera che viene da
Pistoia.
Mandiati domatina per
Dino, se gli vorà arechare, dodici
pani
de l'uno e dodici de l'atro e le
tovagliuole e l'atre chose t'abiamo
iscritto, salvo che il
paniere delle
chastangne.
Domane ne farò fare parechi del
pane e manderotene
venerdì,
se tue non ne verai prima.
Altro per ora no' dicho. Idio ti ghuardi senpre.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze, propio.
1397 Da
Prato, a dì 24 di
magio.