Per due da
Iuolo che tornavano da
Santo Iacobo ti scripxi quanto fu
di bisongno e rispuositi a tucto. Da poi ricevi un'altra lectera da te
e una
dall'
Antonia e un'altra da
Baldello. Ebbi prima quella fu facta a dì XXI di
março che quela di
Guido fu fatta a 16, perché
Guido soprastette in
Bocholi per
fortuna
e apresso per dubitança d'alcuna
galea, e pochi dì fa è giunto qui
sano e salvo. Da llui ò sentito assai de' facti di costà e torna meco in
casa
per insino potrà avere la sua ch'è
apigionata. Parmi disposto di
vendere, se
potrà, la
casa
e altre cose che cci à
e tornarsi poi di costà,
e io
assai nel conforto.
A quel che scrivi di nuovo non resta rispondere, se non al fatto di quel da
Vernio. A quel da
Vernio dirai che, se à bisongno, m'increscie ma per
testamento
di
Naddino non gli drei
denaio,
e sa bene che sono
pagati insino innançi la
mortalità de· quarantotto, come apariscie di propia
mano di
ser
Franciescho,
e trovera'lo in uno
foglio di
bonbagia legato con certi
altri di
bonbagia medesimo nel mio
cassone picholo. Et
dira'li che farà bene
a rendere credo sieno XX o 22
fiorini i quali il
padre suo, che fu
Albertino,
i
npromisse a
Naddino per uno
paio di
buoi, ché di questo n'abiamo
carta.
Adpresso far
à bene renderci le
lençuola e altre
masseritie le quali
ser
Franciescho mandò a
Vernio, credendo fugire la mortalità,
e non si poterono
mai riavere.
E se per questo abiamo a fare insieme vuuole
compromesso,
sodando bene l'una parte all'altra, son presto. Son molti che chiegono quando
debbon dare
e quando non è chi difenda. Apresso, se fosse perdute le
scripte, che non credo, non ne drei mai
denaio. Sì che lasciatelo abaiare. Fu
fatto il
legato parechi
anni innançi ch'io nascessi. O· che non la domandava a
ser
Franciescho e
Aldrabandino gi' è quaranta
anni? Perché sapeva che sapevano
che n'era
pagato. Or legi questa lectera a
Baldello, ch'io nonn ò agio scrivere
ora a llui.
Ieri in sulla
terça morì il buon
singnore del
cardinale d'Albano, il
quale era molto anticho. Fu vicitato da me
e due
medici del
papa. Vise
infermo octo dì
e co· tenta patientia
e divotione morì ch'io non dubito
ch'egli è santo in paradiso. Tucto
Vignone gli core a
casa per divotione
e
non si possono guardare i
panni che ave' indosso perch'ongni persona ne vuole
quelche poco per reliqua
e dicesi chi iersera i
lluminò subito uno ch'era
stato X
anni ciecho, e stamane si fa la sepultura cu
m tanta devotione del
populo che non vedesti mai simile.
Dirai a
Francescho che monna
Dyanora come
per altra gli scrissi ène
anchora malata e 'l fatto suo sarà lungo e dubito che non sia reo. E più tosto
spero male che bene i
nperò àne infer
mità qui i
npossibile a
guarire.
Idio l'aiuti! E farà bene di consolarla con qualche sua lectera. Io per suo
amore le farò quello aiuto ch'io potrò. Racomandami a
suor
Lena. Saluta la mia
serochia
Lorita, la
Dada
e scusami all'
Antonia, ché questa volta per fretta
non le scrivo. Idio ti guardi sempre!
Per lo tuo
maestro
Naddino, a dì 16 in
Vignone.
[sul verso:] Monte d'Andrea delli Angiolini in
Prato prop
io.
[mano: Monte] 1388, da
Vignone, a dì 3 di
magio dal
maestro.