Al nome di Dio, amen. A dì 28 di
ginaio 1396.
A questi dì per due mie lettere v'ò scritto quanto è stato
bisongno e da poi da voi non ò di nuovo, diròvi breve.
Fovi questa per ricordarvi che come vi scrisi per l'utima mia
volontà si era che que' lavori avete, e simile
carte e ogni altra
detta o ciò che vi resta di nostro, voi le
baratassi a quela
roba
che s'usa o si faciese più per
Fiandra cioè per
Brugia. E di
questo voglià dare il
caricho a voi pigliare
roba faci più per là
e per fare meglio tal
barato sià contenti v'agiugniate
contanti
f
.
100 e traiate da
Pisa che sarà bene
pagato. E le cose piglate a
barato mandate per li primi
pasagi arivano costì che vadino in
Fiandra e che sia consegnato a
Brancha di Domenicho ne faci
mia volontà e pigliatevi su sichurtà per lo mè potete. E così vi
preghià faciate con solicitudine e presto e quanto seguite avisate
a
Pisa e a
Brugia che vi sarà uno de' nostri, cioè mandate e
conti
sì che posi vedere quelo gli viè la
roba mandate là a
Brugia.
Antonio di Ghucio e
Falducio ci restono a dare per
rifato di
carte de' nostri di qui di
Milano circha
f
. 300 e dicono aveli
mesi a
conto nostro di
Pisa: non ce gli à ma' fati buoni! A loro
avià scrito gli consegnino a voi per due lettere mandate a voi, e
così ne sarà altra pichola, che quelo ànno di nostro o di nostri
di
Milano a voi consegnino e voi gli
rimetiate a
Pisa. O se vi
pare vi sia cosa da
'ncietare per
Fiandra sì gli
cietate e
caricate con l'altra
roba e come deto aprovatevi non resti
baratiate e lavori e
carte e dete al modo vi diciemo e, se niente
de la deta di
Franciescho da onde potete mettere in deto
barato,
fate e di tuto avisate a
Pisa.
No vegho altro avervi a dire, vostro sono. Cristo vi guardi.
Partirò di qui domane che qui veni per alchuna nostra facinda.
Manno in
Milano, salute.
Franciescho di Marcho e
Lucha del Sera,
in
Barzalona.