E' mi giova tentarvi, e sospendervi alle volte da questo mondano
Faraone che siete fatto di
murare. E se non che con esso vi diportate,
tenete di certo che gli amici vostri vi torrebbono da cotesto
esercitamento sì duro. E però vi dissi del Pratese; perchè, Nell'udire è
ogni bene; dice quello amico, ch'io tengo innanzi. E aggiugne: Che arà
fatto uno uomo che viva bene e netto, e abbi gittati i suoi vizi, se vorrà
andare azzuffarsi cogli altrui? E però, a modo del vostro
Guido, vogliate
sapere che si dice, per esser avvisato; ma non vogliate sapere chi 'l
dice. Bastavi l'animo buono netto e grande: chè da noi non vuole altro
Iddio; ma che in lui viva, e da lui cognosca la presta, che pure è stata in
noi lunga. Per le
feste non m'attendete, nè voi nè la
villa: ogni altra cosa
di me fate.
Ser
Baldo dice, ch'io v'ho scritto che di sue
carte non si viene
più che uno grosso. De! ridendo, ditegliele s'io ve l'ho scritto, e simile
s'io non ve l'ho scritto: ch'io direi mal di lui, quando di voi; perchè mi
pare sia vostro, e mio il tengo, e io sono suo, e profferogli una buona
volontade. A Dio v'accomando.
Avvisovi che in certo luogo sono apparite
gente d'
arme, e crescono; e
sentesi de' lor pensieri o andamenti; che agevolmente a
marzo, o prima,
ci darebbono che pensare: e qua non se ne vive sanza sospetto. Tenèlo
a voi. Dice Seneca, che dell'avvenire si consiglia l'uomo col passato. La
scritta mi lasciò
Checco, non vale uno
danaio, tanto sta male. -
LAPO vostro. 20
dicembre.