Al nome di Dio, amen. A dì xxj d'
aprile 1395.
Francescho di Marcho, amicho carissimo, il quale potremo riputare padre, se
avessimo tanto chonoscimento, salute, con volontà di voi vedere sano e alegro.
Questo dì, a
nona valicha, ricevemo una vostra lettera,
per la quale abiàno inteso che avavate risposto a
Stoldo che ci dicesse che
noi mandasimo per esso, coè per
Crociffisso. Abiàne mandato pel detto
Crociffisso questo dì.
La schusa de'
ronzino è tanta lecita, che s'ella fosse in me direi quel propio,
che voi avete più che lecita ischusa; e abiallo per ricevuto. Or nondimeno non
dicevi volerlo avale, se nonne quando venisse a
Firenze. Quando verà, e non vi
sia ischoncio, aremo charo che noi avesimo a rimenarlo noi; coè io
Lorenzo
vostro servidore, facendo a voi apiacere; e de l'altro mi guarderei. -
Rigraziànvi della proferta che vo' fate di favelare che'
ser
Filippo
capelano
della
Chapella della
Pieve, e dite che di quello che noi v'aviseremo, di quello
c'aviserete, inperò ch'avete molte chose per lo chapo: vi vogliamo avere
risposto, e chome vi dicemo per l'altra, chosì pare che ci vogliate servire;
aremo chiaro che parlassi chon frate
Donnino di
San Francescho, il quale ène
avisato di queste facende della
Chapella, che vi aviserebbe a pieno quel che
bisognerebbe fare e a chui favelare, coè chon quegli di chui è la
Chapella. Di
questo vi preghiàno, sì chome a nostro magiore e padre; e noi chome servidore,
vogliàno essere.
E se avesono voglia che noi
Nicholò o io
Lorenzo verenvi, e faremo quello che
fia da fare. Siate pure chon frate
Donnino
lettore, e aviseravi chi è quegli di
chui è la
Chapella; e se vi dà intenzione e voglia che noi vi vegnàno,
iscrivetecello, e sarèno mossi a venire. Altro no c'à dire. Idio vi guardi
senpre. -
Per lo vostro
NICHOLÒ di Piero e
LORENZO di Nicholò,
dipintori, in
Firenze.
Francescho di Marcho in
Prato, datta propio. NL.