A Francescho da Prato e
Stoldo di Lorenzo, in
Firenze.
1394, da
Chaffa a dì 9 di
febraio
Al nome di Dio, à dì 6 d'
ottobre 1394
Io giunsi qui, per la grazia di Dio, a dì 20 di questo. Prima èmi stato i'
Gaeta, poi i'
Pera e nè
l'uno luogo nè ne l'atro no' potè fare nula de le vostre mandrole vi sono qui. E isino a ogi non ò
potuto fare ancora nula. Vorei volenteri fosono ancora a
Pisa. E solo mi dò maraviglia
d'
Andrea di Bonano, che vedendo a
Gienova
caricharne in su le
galee
pondi 30, come ci mandava le sue,
e così com'io le vostre, ci si stano quele de l'amicho. Ora i' ò
pagato per
dogana i'
Pera
f
. 1, e
di
nolo, per 13
cantari
lb
. 16,
s
. 5 di
gienovini: che ò
pagato somi 2
chant
. 28. Ora i' ò
deliberato di rimane' qui isino a
marzo: e a
marzo ci è una
nave di 3
cove
rte per
Gienova.
I' ò anchora a finire
pani 30, che, i' questo
verno, gli finirò e
riscoterò quelo
venduto e alora
sarò i' chamino.
I' ò isino a ora mandato a
Gaeta a
Michele di lacopo i' su la
galea di
Gotifre' Doria ciera
pani
14, che la
venda; e a lui, dicho, facia a
danare e de' primi vi
rimetta costì
f
. 150; questi no' vi
falirano. L'atra
galea si è ita a la
Tana e fia qui i' questi 8 dì; preso ancora, per ditta
galea,
mandare
roba per
f
. 300 o per più e per ventura vi farò d'ela l'avanzo; ma chonviemi dare a
ciaschuno la parte sua.
Io farò il meglio potrò di queste vostre
mandorle, come come mie fosono; ma sono
chativa
roba e vechia e àno de lanicio, e i
danari v'
investirò bene. Altro non vi dicho: che Dio vi
guardi.
per
Lapacio di Iacopo, in
Chafa salve.