Al nome di Dio, a dì xxiij di
marzo 1398.
Istamane, con una lettera ch'io scrissi a
Stoldo, ti mandai una
lettera e dissiti quanto bisongno mi parve; e poi nonn ò tua lettera
auta, sicché poco t'ò a dire per questa.
La cagione perch'io ti fo questa si è per avisarti che
martedì mattina
io mi partirò di qui di buon'ora e a dirittura - io e
Checcho - cie
n'andréno a
Ffiesole per lo perdono, poi sarò costì la mattina a
desinare: siene avisata. I' ò messo qua in punto per mandarti il tuo
mantello, e più altre cose che mi pare sieno bisongnio costà
e tutto farò che mi fia mandato quand'io sarò partito, per
Nanni
o per
Arghomento.
Io ò scritto più chose della
camera tua e mia, e domane ne farò il
più ch'io potrò, e llascierò le chose il più in punto ch'io potrò e sarò
costì, com'io ti dicho,
martedì mattina a mangiare.
E altro per questa non so ch'io mi t'abbia a dire per ora. Idio ti
ghuardi.
Franciescho di Marcho, in
Prato, alle 3 ore di notte.
Chiusa a dì 24 la mattina.
Monna
Margherita, donna di
Francescho di Marcho, in
Firenze, propia.