Io credetti trovare a
Vingnone qualche lettera da voi come voi tucti e la
vostra
famiglia stessi, e sarebemi stata assai consolatione. Giunsi in
Vingnone
mercoledì a dì XXIIIIo d'
otobre sano e salvo - lodato sia Idio sempre! -
e
fui da
monsingnore di Firençe ricevuto honorevolmente. L'altra dì vicitai nostro
singnore
messer lo
papa
e videmi molto volentieri,
e così
messer di Cusença
e messer di Napoli tuo. Non credo a questi dì andare a
Santo Antonio perché astetto i
nprima aconciare certe mie cose
e
vestirmi al modo
e all'usança di qua ch'è tucta strana della nostra.
A questi dì si dà ordine che s'aconci la
casa
[ms. cosa] dove debbo tornare
per quel tempo mi parrà. Non sono ancora in tucto diliberato d'esser qua. Come
deliberò, così ti scriverò.
Iacopo del Nero mi fa, esso e 'l
padre, troppo
grande honore
e non potrei mai renderli merito. Egli à fatto e fa sì bene i
fatti suoi che, se tu il sapessi o vedessi com'io, molto te ne gioverebbe.
E
queste due sere fo che si fornischa la
casa per me. Sono tornato
e torno con
lui. La donna sua è gravida e di dì in dì dee fare il fanciullo. Idio gli dia
cosa che buona sia!
E così molto honore m'à fatto
Nicholao di Bonacorso
e
Guido di Ridolfo.
Io ti scripxi da
Pavia come da
Basciano di
Melano niente presi però non ebbi
bisongno, ma mandai la lectera di
Franciescho a
Boninsengna. L'altra mattina gli
parlai a
botegha
e molto mi si proferse, come
che dicesse non avea
anchora lecta la lectera di
Franciescho. E da poi non 'l vidi. Non so se in
questo principio arò bisongno prendere nulla da llui. Credo che
Franciescho
secondo disse sarà costà a
Prato. A llui mi racomanda mille volte
e dilli
ch'io non gli scrivo perch'io nonn ò ancora preso il partito di rimanere, ma
come il prenderò, così gli scriverò com'io arò fatto. Se ti pare, pregalo
ch'egli scriva altra lectera a
Boninsegna, se vede sia di bisongno.
A l'
Antonia dirai,
e così a
suor
Lena, non si maraviglino perché ora non
scriva a lloro. Altra volta scriverò. Non posso testé per fretta. Pregoti che
mmi scriviate più tosto che potete, ch'i' ò voglia sapere novelle di voi.
E dirai a monna
Fiore
madre d'
Antonio come sta bene
e sano. Idio vi
conservi tucti sani! Racomandami a mo
nna Nicholosa
e suor
Lena. Saluta la
Lorita, la
Dada
e tucti. Fatta in
botegha di
Jacopo in freta e con mala
penna.
A dì XXVI d'
ottobre in
Vingnone.
[sul verso:] Monte d'Andrea delli Angiolini in
Prato prop
io.
[mano: differente da Naddino e Monte] Dàle a
Franciescho da Prato che le
mandi bene a
Prato. -
[mano: Monte] Da
Vignone, dal
maestro
Naddino, a dì 14
di
novenbre 1386.
| Risposto a dì 15 deto
mese.