I' ò grande maraviglia che di quante lectere t'ò scripte, di niuna ebbi
mai risposta l'avessi auta, né ancora da
Franciescho. Io ti scrissi tra l'altre
cose che mi
co
mperassi uno
paio di
forçieretti meççani e nell'uno di quelli
mandassi miei
panni e ne l'altro i miei
libri. Son certo arai dato ordine di
quanto è di bisongno.
Apresso ty rispuosi a quello mi scrivesti, e veramente è più d'un
mese non ò
viste vostre lectere. Pregoti che mandi quelli
forçieri in nome di
Francescho a
Boninsengna; et ricordoti che vi me
tta dentro y
cusolieri e le
coltella
i
nperò vo spesso a mangiare con questi
singnori
e convie
nmi
acattare le
coltella. Apresso, se vi capesse, are' caro avere qua la
fodera del
vaio della mia
cioppa per mettere sotto un'altra
cioppa chiusa,
e forse mi
rispiarmerei XX o 21
fior
. però qui sono molto cari.
Et perché uso assai con
monsignore e con altri
singnori di qua
e vegio
molto si dilictono d'udire novelle di costà, arei charo, quando mi scrivi, ne
scrivessi alcuna volta delle cose che ocorrono in nostro paese, spetialmente a
Firençe, come di tracte di
priori o
electione d'
a
mbasciate o di quelli
cherici, da
Genova o da
Luca sieno, o
gente d'
arme vi sia od altra novità vi
fosse, con que' modi honesti che saprai. Son cose non
costano
e viensi in
lor magior gratia per lo piacere ne prendono.
Qua è l'aria sanissima
e non ci si fa niente di mio mestieri né per gli
altri né per me. Spero, se cci ocorresse facienda, arei buono
aviamento.
Pregoti che procuri al tempo avere cinquanta
choppie di buon
cascio da
Cavagliano per presentare, ma sia avisato tu non ne fossi ingannato come è loro
usança fare spesso,
e sieno ben
tenuti.
Jacopo del Nero mi dicie quelli che mandasti non furono molto
buoni.
Ridolfo di Nicholao vi dee avere amistà però ne mangiava in
casa il
suo
padre molto buono. I
nformatene con lui
e salutalo per mia parte
i
nperò sempre il terrò per amico e per fratello.
Come t'ò detto, non so nulla che sia di mia
famiglia già è più te
mpo.
Pregoti che spesso me ne mandi novelle. Racomandami
e salutami tucti come
suo
li. Non scrivo ora a mo
nna
Nicholosa né a l'
Antonia però mandai loro
una lectera pichola la mattina di
Santo Antonio.
Dirai
a Guido che quello suo
co
mpare venne oggi ad me
e dissemi
che
messer di Napoli gli aveva detto che alcuna noia e i
npaccio si dava alla
casa. Andai per parlar con
monsignor di Napoli. Non potei perché era a
palagio.
Domane gli parlerò
e di quanto mi dirà n'aviserò
Guido.
E Guido saluta
per mia parte.
Prega mo
nna
Nicholosa e
suor
Lena che ssi guardino per mio amore dalle
cose contrarie
e che usino delle cose calde che sono ora buone a lloro.
Apresso le prega che non facino
Quaresima. In verità io dubito, se la faranno,
non facino un grande scoçço. Et di' a
suor
Lena io ebbi grande allegreçça d'una
sua lectera la quale mandava a
Guido, essendo già partito di più giorni;
e
perch'io conobbi la
soprascripta di mano di
suor
Lena, l'apersi e lessi. E pur
di' a llei
e alla
Dada che l'oritioni sieno bene loro a mente i
nperò i'
ò fede in quelle. Io sono tanto costà die e notte co· l'animo fitto ch'io non
vorrei in verità esser tanto. Idio ti guardi sempre! Di' alla
Lorita che ssi
vada a stare alchuna volta con mo
nna
Nicholosa
e coll'
Antonia.
Racomandami
e saluta
Franciescho e mo
nna
Margherita per mia parte.
Per lo tuo
maestro
Naddino in
Vingnone, a dì 21 di
gennaio.
[sul verso:] Monte d'Andrea delli Angiolini in
Prato propio.
[mano: Monte] 1386, da
Vignone, dal
maestro
Naddino, a dì 8 di
febraio.
|
R
isposto.