Carissimo padre. Già sono tre di che io ricevi una vostra lettera, per la
quale mi mandate
ducati cento: e in questo di ho preso la detta
somma, perché a
proposito non poteono meglio venire per quello che in questa vedrete. Io v'ho
scritto per molte mie, come io sperava fare il mio convento innanzi al principio
dello
Studio; e sì come io sperava, così Iddio, per sua grazia, m'ha dato
cagione, la quale m'ha fatto forza a doverlo fare. La cagione è, sì come già
v'ho scritto, io sono stato chiamato a
Ferrara alla lettura di
medicina: per la
quale cosa a me è stato necessario fare il mio convento innanzi che
io cominci a leggere. E così ieri, colla grazia di Dio, presi il mio grado,
con più onore che mie virtù non meritano mille volte. Di tutto ne ringrazio
Iddio. E così domane spero partirmi, per essere in
Ferrara al più tosto che io
potrò, per lo poco tempo il quale è di qui al principio dello
studio. Oltra a
ciò, caro padre, l'un dì più che l'altro vi posso chiamare; poi che sì come
vostro figliuolo da chi vi cognosce io sono servito e onorato. E questo vi
scrivo pel bello servigio il quale io ho ricevuto da
Bindo Piaciti, sotto vostra
ombra. Et a ciò che voi sappiate tutto; io, veggiendomi non ricevere alcuna
vostra lettera, e avendo gran necessità di spacciarmi, mandai il mio
famiglio a
Vinegia a
Bindo, per sapere se da voi avesse ricevuto lettera alcuna,
scrivendogli la cagione per che. Onde lui veggiendo la mia lettera, mi rispuose
che da voi non avea ricevuto veruna lettera; ma perchè io non mancassi del mio
onore, sanza altro segno di
sicurtà, mi mandò
ducati 50; scrivendomi col più
dolce stilo che fare potesse a niuno suo figliuolo. Ma io ben cognosco che
questo io non ricevo per mia cagione, imperò che da lui io non l'ho mai
meritato; perchè io non gli parlai mai, e lui ancora non mi cognosce nè vide
mai, che io sappia: sì che questo io ho ricevuto per vostro rispetto, e a voi
solo il debbo attribuire. E poi che da ogni persona la quale vi cognosce io sono
trattato come vostro figliuolo, non piaccia a Dio (anche più tosto mi tolga la
vita) che io non vi chiami padre, o niuno vostro comandamento passi. E in
questa parte al presente non mi stendo più.
Priegovi che le lettere, le quali per l'avvenire mi scrivete, le raccomandiate
sì che sieno poste in
Ferrara; e priegovi, se mi tenete per figliuolo, non vi
aggravi scrivere spesso.
Bindo ancora non m'ha iscritto in qual modo io debba
fare la
scritta: quando mi scriverà, farò interamente quanto dirà. Altro per
questa non dico. Cristo vi guardi. Fatta a dì 15 d'
ottobre. -
Per lo vostro figliuolo
LORENZO d'Agnolo, in
Padova.
Francesco di Marco da
Prato, carissimo padre suo, in
Firenze.