Al nome di Dio, amen. A dì 18 di febraio 1398.
La cagione di questa si è i' ò uno fattorino nuovo: è 'l fanciullo di
ser Lapo e oggi l'ò cominciato a fare iscrivere, come que arebbe
bisogno per tenere in sala. E bisognerebbeci quello paniere da
rechare il pane al forno e bisognerebbeci chualche choltello da
porre in tavola e uno orciuolo di rame, non quello grande ma
uno di que' mezzani, uno di que' latini da llavare e' piedi qualtri
vuoi. Mandateci l'uve secche; mandami quello batocco della
Chaterina e dua chapelli da risciugare el chapo che sono in chamera
di mona Giovanna: mettimelo entro n'un fiascho, di che se nonn'è
pieno che le rienpi mollto mene che molto mene ogni chosa e
rimetti nel fiascho che ci mandi qualche dua predello, parechi
fichi secchi che sono in chamera di mona Giovanna. Se no avete
chonperato nulla in merchato, o pesello o fagiuolo, mandatìci l'ulive
e de' ganbi de finocchi per concalle. Mandateci un poco di chruscha.
Mandami quel libro del passio che n'è in chamera di mona Margerita
ch'à un enme da chapo. E mandami quello libriccino dello ischritoio:
mandami quallchuna di quella. Per fretta nonn'ò più fatto.
Francescho di Marcho, in Prato.
1398. Da Firenze, a dì 19 di febraio.