Al nome di Dio, amen. Dì 26
febraio 1394.
A questi dì v'ò scritto quant'è suto di bisongno e poi ò 3 vostre,
rispondo brieve. Le lettere vi mandai a dì 14 dite avere aute per
fante e io ve le mandai cho lettera di
Francesco di Basciano:
aràle date da parte poi al
fante, fa quelo vuole e non è pur questa sola.
Ora, se ne mandate più, no le mandate a lui: date o a
coriere o che qui
venghino a
Manno di ser Iachomo che l'arò.
Perché sapiate tutto o parte perché dicho questo, sie che non vuole
tornni in
chasa cho lui e dicie non è di piacere d'altri e basta. Ben
potete intendere: ònne scritto a
Firenze più d
ì è e a
Vingnone, auto
risposta seguirò quanto mi chometteranno e voi aviserò.
Come m'ò scritto a
Francesco, è di bisongno, stando qui, m'
abochi o
cho lui o chon
Boninsengna per prendere partito di quelo s'è a fare.
Se chaso venisse, a l'auta di questa, niuno andasse a
Firenze
d'aventura, richordate a
Francesco nostro quelo vi pare e più
sopracciò non dicho ora.
Le 6
balle di
lana venono iieri a la porta e stamane le farò entrare
dentro e provederò farnne fine chol più
utile che si potrà e voi
aviserò di tutto.
Tomaso da Firenze che soleva stare qui non ci è, sì che sì che
[sic] niente
posso fare del vostro
debito.
Né altro vi dicho. Cristo vi ghuardi.
1 a
Bruno, date: viene da
Vinegia, conviensi pure servire li amici!
Tomaxo in
Milano, la mattina.
Francescho di Marcho e
Andrea di Bonanno,
in
Gienova.