Al nome di Dio, amen. Dì 9 d'agosto 1395. È pù dì no v'ò scritto per non esere di bisongno e da voi ebi lettera da Firenze a dì 6 e vegio chome dovavate andare a Pisa e però vi dirò brieve, però sete per stare pocho, e per da Vinegia ò scritto a Francesco e voi quant'è suto di bisongno. L'agore si mettono in punto e fatte saranno ne farò un fardelo e metterò in una balla chon qualch'altra mercie insieme e poi ve ne farò conto. Voi dite non sapete perché la scritta da Barzalona de' pregi non istà bene. I' vi dissi che l'era aviluppata e non ispecifichata l'una chosa da l'altra, simile le mercie. E poi vi mette i pregi di là ed èvi di chose chosta più qui di chapitale sì che vedete [] che si dè fornire scrivino chiaro e dichino «Mandami tanto di questo e tanto di quest'altro e costì chosti tanto». E se questo non sanno fare, ragone è dichono il pregio di là e i' chonpenserò le spese e vedrò se sarà da fare e chosì si viene fare secondo un'altra scritta ànno mandato. Or tuttavia dovete pensare che a me nonn è faticha ma diletto servire dove sono ubrighato e altrove quando me 'l chomandassi, ma i' ghuardo a fare che non si riceva danno per chosa facci e quando fo una chosa penso chome a cciò non abia riprensione da persona. Apresso dite non so pure qui per una chosa e vero dite dovre' pensare di trarre da Vinega e da Genova per qui mettere e che se ne dovrè fare bene. I' vi dirò i' no vidi mai: terò avere pegio mettere che questa che vegio dare chose per chapitale o per dischapito. E pensate non c'è de le 20 parti l'una grassia il mettere che pensate se non di lana a' tenpi che nonn è ora e quanto egl'è meglio a starsi che fare de' ghuadagni vegio che son con dano. [] sapete bene chome distinto no ve l'abi che sono stato ne' dì pasati per partirmi o per un modo o per altro e a queste chose non à luogho inpaccare danari che si farebe per niuno. E questa è bene un pocho luogho la chagone ma tutto è a fine di bene e quanto prima non are' fatto tanto. Ma di quanto mi dite son chontento e quando sarà tenpo ristoreremo tutto. C'è di tali ci mettono lane ch'i' non so vedere, a' pregi sono chostate a Gienova e donde le mettono, chome le posono dare a lb. [] che più vengono di chapitale quanti mi vo' nanzi stare. Que' di Gienova ne mandorono più dì è 6 balle di San Matteo e s'arebe, se ne avete di prima, lb. 16 e ne voleano 18 e davansi per 15 1/2 e 16. E poi àn detto facci il mè posso e ò brigha avernne lb. 15 1/2 e, se ne fanno chapitale, n'aranno assai quanto queste non sono de le mie. Ora sopracciò rispondete omai. Il zafferano gunto a Vinegia non è altro a dire né de la seta arivata chostì. Ghuiccardo tornnò indietro per altra chagone secondo dice: s'à scritto eli o Francesco quelo vuole non ne posso altro. I' per me fo sì che, se piacerà a Dio, chon verità non vi dorete di me di chose vi dichino. Per altra lettera a voi e Francesco ò detto sopracciò chome è la chosa e però no richapitolo al presente che sarè lunga storia ma insieme ci tengnamo chome mai e ben vorei avesse pù senno non à che li sarè gran prò a la roba sua. Non vi dirò altro per ora: penso sarete paritto o per partire e per altre v'ò detto asai. Fustani di guado fini lb. 7, bordi 7 1/2, peze rase 5 s. 16, pancette lb. 5 s. 14 peza lunga, fustani di 2 chandelieri s. 57, di 2 romiti s. 60 panno a danari e aresene buon danaro al presente perché ci se ne vende poochi al presente. Chanbi per Vinega 4 3/4 in 5, Gienova 3 1/2 per cento pegio, Parigi 1 1/2 meglo, Bruga s. 31 d. 4. Cristo vi guardi per. Lane d'Arli lb. 13 in s. 6, San Matteo lb. 15 1/2 cento a danari. Tomaso di ser Giovani in Milano. I conti tra Bascano e nostri di Pisa ebi e aoperà non si posono al presente come vi dicho in altra la ragone. Questa lana auta d'Arli è tornata pegio che quelo de l'anno pasato. Se ne volessi vendere lavata abiate righuardi al chalo: di questa auta da Vingnone se ne lecherà pocho, diròlovi. Stoldo di Lorenzo, in Pixa. Propio.