Una delle vostre ricevuta a dì XXX, la vostra era de' XXVI,
risposta a una mia di prima: da poi n'arete aute dell'altre. Non so che
più mi vi dica, se non che ho caro
pigliate buono ardire con
Antonio da Camerino pe' fatti
miei, se e' vi capitasse. Però il così dire è uficio d'uomo; ed egli è dassai,
e vedravvi volentieri; e io gli sono stato e sarò buono amico.
Raccomandatemi a lui, o a
ser
Zaccarino suo
cancelliere, che è mio
amico, o del tutto o di qualche parte.
Sia detto per sempre: ogni volta leggo vostra lettera, la tengo le più
volte tanto in mano ch'io dico alla
comare quello che mi scrivete; ed ella
dice quel bene ch'ella sa, ricordandosi di voi e di monna
Margherita, che
ben fa quel ch'ella vuole, che mai non ci ha scritto nulla.
Tornate quando potete: e ci ha delle
legne dove sedere, e del
vino
ottimo da bere; e diremo di
Vinegia e di
Genova, e d'altre cose: e se
noia ci fia data, anderemo a cavallo; e per istrada dirò con voi come già
feci con chi ha lasciata questa ingrata turba, alla mente sua sì molesta e
sì noiosa, e itosene al cielo a quella abitagione eterna, secondo ch'io
spero, perchè avea buona intenzione, e per la ismisurata misericordia di
Dio. -
LAPO vostro. XXXI
ogosto.