Al nome di Dio. A dì 8 di
gungnio 1397.
Questa sera ne ricevetti una tua: rispondo apreso.
D'averti detto
Barzalona ch'io abi male e' gl'è vero: sonsi le
mie dogl
ie usate, ch'io soglio avere. Noi ci maravigliàno d'una lettera
che
Nicholò ci domanda che tue gli scrivesti: no' venne cholle
nostre; chon esa venne una lettera ch'andava a
Barzalona, e una a
Bernabò, e una a
Stefano di meser Piero e una a
ser
Nichola e una
a
ser
iSchiatta: quella di
Nicholò di Piero cerchate, ch'ella sarà
rimasa chostà in su il
descho.
Mandoti uno
paneruzolo d'
amarene, perché penso ch'abi molte
cholore di più fate per più chagioni, ed ele sono
acetose che lle
manderanno giù. Prieghoti che te ti rachordi del detato mio: che
il bene e male che noi abiàno, noi ce lo faciàno noi istesi. Della
Franciescha e di
Nicholò e degl'atri istare bene, òne gran piacere;
dìe alla
Franciescha che rendi la
ghabia ad
Arghomento, ch'io le
mandai cho'
pipioni, e diegli qualche
chamica per la
Chaterina.
Faremo sanza più dire, perché t'atendiàno domane da sera: Idio
ti ghuardi.
A madonna
Piera di
meser
Guelfo dicemo quanto ci dicesti: dise di stare
insino a le
feste chome dicavamo. Chon questa sarà una lettera
manda
Bernabò.
per la tua
Margherita, in
Prato.
Franciescho di Marcho da
Prato, in
Firenze, propio.
1397 Da
Prato, dì 9 di
gugno.