Al nome di Dio, amen. A dì VI di
maggio 1399.
iStoldo è giunto qui e da lui non n'ò avuta lettera niuna da te;
ma non me ne maravigno, perché non n'à' techo
Checho e
Guido:
penso che abia assa' che fare e tu sia molto acupato d'ogni chosa,
di che m'è di gran pena per più chose; la prieme ch'i' penso che tu
sia mal servito e stia con gran dispiaciere asai, e non potre' chredere
el contradio, ma non si possono riturare tutte le bocc
he, pocho me
ne curere' del favellare delle gente pocho, sole che non ci gitasse
chativa ragione.
I' ti prego che tu ti spasci di tornare il più tosto che tu puoi:
farà gran piacie
re a chi ben ti vuole e saràtti grande onore.
iStoldo
m'à letto una
ricordanza sopra lla parte che tu à' fatto sopra
Bartolomeo:
Idio te renda per noi e a me dia grazia ch'i' ne sia chongnosente;
a boccha ti dirò di questo fatto quello che sarà di bisogno.
A mona
Giovanna ò detto che
Tomaso à lle
gotte e a
ser
Lapo
è stato detto el fatto di mona
Giovanna.
Ieri perr
Argomento ti rispuosi conpiutamente a una lettera
ch'io avevo avuta da te, la quale non n'avea risposto bene a ogni
parte: per quella risposi quanto mi parve di bisogno. I' dubito che
non sia istata veduta favellare choll'amicha ch'i' ti scrissi, perch'io
le favellai, che ogni gente lo vidi, perr alcuna cosa di che m'à
domandato l'amicho, che ssa' ch'andò a ffavellare al vicino nostro
ch'i' ti dissi ch'era istato una
bestia; sonmene mostrata nuova e da
me non n'à potuto conprendere nulla e non dirò ma' nulla a persona
insino che tu non sarai qui. Quande ll'amicho si partì, andò a favellare
a quello pazo che tu cogniosci; non ti posso dire più c
hiaro
perr alcuna chagione che ttu ti debi ben pensare. Se tu mi rispondi
nulla di questo fatto, famelo ischrivere a
Ghuido, perché lla lego
molto bene e 'l
colletterare mio non me ne lege niuna: tu m'intendi.
La
farina e
danari abiamo avuta e così, penso, che ttu abi ciò che i'
ti mandai, e'
peduli delle
calze tua, l'altro
paio sì
apicchai alle
calze
che ssi dierono a
solare. Ricordati d'arrechare el
pannolino sotile
da farti le
chamicie e quello pocho del
pannolino da
Carmignano.
Ricordati d'avere e'
farsetti tua nuovo e, se tu vuoi niuna delle
cioppe tu à' qua dalla
'state, ricordati d'arrechalle e del
panno per
fare e'
manichini al
farsetto. Di' a
Nanni che mi mandi uno
paniere
di
cipolle.
Mandami quell'
aque istillate perché non ne aspetto altro a
pignare lo
sciloppio; non falli, se ttu puoi, di mandarmegni; se ti
fosse isconcio di mandare e'
fiaschi grandi, fa' tôrre di quegni
fiaschetti
nuovi che sono in
sala piccolini, e enpiami l'uno d'
aqua di finoccio
e ll'atro pieno d'
aqua biancha.
Dice el
maestro
Giovanni da c
hi tu vuoi che tolgha le cose;
egni si contenta di tôrle da
Gugnelmo: rispondimi quello che tu
vuoi ch'i' faccia; dicie el
maestro
Giovanni che non si vuole istar più
a
purgarsi. Prieghoti che ttu ti spacci a cciò che ttu tti possa anche
tu
purgare. Ora, per fretta, farò sanza più dire. Idio ti guardi.
per la tua
Margerita, in
Firenze, propio.
Francescho di Marcho da
Prato, propio.
1399 Da
Firenze, a dì VI di
maggio.