Al nome di Dio, a dì vij di
giungno 1397
A di 3 di questo con lettera di
Giachomino, vi scrivemo quanto fu di
bisogno poi dì 5 avemo vostra lettera fatta dì 21 l'una
copia dell'altra. Rispondiamo
apresso a' bisogni.
Noi v'abbiamo detto che
Michele d'Iachopo ci consengnò
balle cinque di
vostri
panni, cioè 3
balle grosse di
valenzini, una
balla mezzana e una
picciola e nulla per
conto ci ànno
asengnato per non entrare in
ischiuse di sciogliere e rileghare. In quella
picciola, dice, sono i
panni
contrafati alla
Vervi e nell'altra sono i
valenzini. Se per altra
forma volete si piglino, ditelo e farello.
Stoldo come fratello e
Francescho come
padre può fare quel
conto di me
e della nostra
compangnia come della loro propia. E de' fatti vostri
siate certi faremo come propio a noi tocchasse. Ma chome per altra vi s'è detto,
vorremo ad altro tenpo avere cominciato o cominciare, che per
buona fe' i' non so sia gran
maistro che di fare fatti
altrui ora non avesse verghongna: sonci i
maghazzini pieni di
panni e
fondachi serati e niuno
spaccio àno, sicché in ongni modo a noi pare
che sarete male serviti. Ed ènne chagione, come vi s'è detto per altra,
la discordia che è tra
Case di
Marzano e 'l
Re. Trattasi accordo e per
la ventura si farà faciendosi, miglorebbono le
condizioni di qua,
e la
fiera di
settenbre sarebbe buona. Saprete che seghuirà. Non fate
conto per di qui allora si mostri
panno.
Quelli
panni
contrafatti alla
Vervi, dice
Michele, non sono
colorati
per qua, che sarebbono
venduti; e quanto più ci si terranno, peggio si
venderanno: nondimancho noi ne faremo nostra possa.
Dite che parendoci il meglo ad 'spettare la
fiera di
settenbre, lo
facciamo. A questo vi rispondiamo che sia di nicistà di così fare, che
prima non si troverrà chi gli veggia.
Dite tenete
compangnia e
casa a
Barzalona e
Valenza e
Maiolicha, e che
v'avisiamo quela ragione di
panni ci à miglore
condizione. Anche vi
diciamo che a questo non vi possiamo dare altro aviso, se non che
tutti a uno modo che niuno ci à
condizione, nè
conpratore a niuno
pregio. Quando fa tenpo che mutino
condizione, ve n'aviseremo e dì per
dì come muteranno
condizione.
Della proferta ci fate della vostra
conpangnia, vi ringraziamo e
accettialla quando ci facesse mestiere e voi fate conto di noi come di
vostri.
Qui è stata ed è
carestia grande di
danari e durerà ancora: andrà sino
alla
fiera. Di tutto è cagione il non farsi niente e non si
rischuote
danaro del ceduto, e insino queste cose tra questa
Singnoria e
Case di
Marzano
non s'acconciano, non si può allarghare:
che seguirà saprete.
Altra risposta non acchade a vostra lettera e di nuovo non ci è che
dire.
A dì 8 non ci è di nuovo.
Canbi: per costà, 46 1
/4;
Pisa,
.h
.;
Genova,
lb
. 8
s
. 7. Cristo vi ghuardi. Per
Antonio e
Doffo e
conp
., in
Ghaeta. Dì 8.
Francescho da Prato e
Stoldo di Lorenzo, 1397
in
Firenze
Da
Ghaeta, a di xx di
gungnio